Mancini in tuta azzurra: “Ci vuole tempo, non sono un mago”

Roberto Mancini, nuovo ct della nazionale di calcio, passeggia sul prato di Coverciano
Roberto Mancini, nuovo ct della nazionale di calcio.

FIRENZE. – Chiamatelo come volete tranne mago. ”Non ho la bacchetta magica per risolvere tutto in tre partite, serve tempo ma ho fiducia”. Primo giorno di raduno a Coverciano per Roberto Mancini e la sua nuova Italia. Un gruppo che ha già perso per infortunio Emerson, Marchisio, Bernardeschi e Immobile (potrebbero aggregarsi dopo il primo test con l’Arabia gli Under 21 Cutrone, Calabria e Barella).

Un gruppo in cui è tornato dopo 4 anni Balotelli (esibendo cinque orecchini e la solita cresta), c’è qualche veterano come Bonucci neo capitano azzurro ma mancano Buffon e De Rossi (per i quali comunque le porte sono sempre aperte) e c’è un bel manipolo di giovani che spingono il ct all’ottimismo.

”In passato abbiamo avuto periodi in cui abbondavano i grandi giocatori, ora non è più così ma penso che questi che ci sono, dandogli fiducia, possano diventare bravi e dare molto alla nazionale – ha detto Mancini – Il lavoro sarà duro però talvolta certe vittorie arrivano quando meno te le aspetti e l’Italia lo insegna. E proprio perché siamo l’Italia dobbiamo cercare di vincere subito e sempre, anche quando non siamo favoriti, anche nelle amichevoli, provando pure a giocare bene. E’ anche una questione di ranking: vedere certe nazionali davanti a noi non ci fa piacere”.

Il neo ct azzurro ha diretto il primo allenamento in maglietta, pantaloncini e scarpini correndo insieme ai giocatori poi divisi in due gruppi tra prove tecniche, parte fisica e 4-3-3. ”Contro Arabia, Francia e Olanda chi più chi meno giocheranno tutti. I ragazzi vengono da una stagione faticosa, per questo ho parlato chiaro: chi è stanco o ha problemi lo dica perché non si possono correre rischi. Un blocco Juve o Milan avrebbe facilitato il lavoro, dovremo quindi amalgamarci in fretta”.

L’osservato speciale è ovviamente Balotelli. ”Cosa mi ha detto? ‘Buongiorno mister’ – ha sorriso Mancini imitando la parlata dell’attaccante – e io gli ho chiesto come stava. Tutto qui, non c’è stato ancora il tempo per parlarci, l’ultima volta in cui ci siamo visti è stato 4 anni fa, sarà diventato più maturo, adesso ha anche due figli e questo lo aiuta. Se unirà anziché dividere? In questo momento delicato per il nostro calcio tutta la squadra dovrà unire, non solo Mario. Certo lui è un giocatore particolare, già molto giovane era un grande, magari poi non ha mantenuto tutto. Molto dipenderà da lui, negli ultimi 2 anni ha fatto bene e ho fiducia: dovrà dare il massimo e ben comportarsi come pure tutti gli altri”.

Non applicherà comunque codici comportamentali: ”Quando si è giovani qualche errore si può fare, capita a tutti. Ma senza mai dimenticare che siamo di esempio a tutti, specie per i ragazzini”.

Intanto due giorni dopo la sua nomina da ct Mancini si è sentito per telefono con Buffon deciso a non vestire l’azzurro neppure a Torino il 4 giugno con l’Olanda: ”Rispetto le sue scelte e mi ha spiegato le sue intenzioni, vuol continuare a giocare e tutti quelli che lo faranno e risulteranno ancora i migliori sono convocabili, vale anche per De Rossi. Lavoro per il futuro ma non chiudo le porte a nessuno”.

L’ha definita ‘l’Italia della rinascita’ ma per prima cosa Mancini la vuole vincente.

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