Il dramma dei pendolari: “Abbiamo visto la morte in faccia”

Vagoni del treno deragliato dopo lo scontro col Tir nei campi di mais
Treno contro tir.

TORINO. – “Non so se sia stata fortuna, se sia stato decisivo un momento di lucidità, o una combinazione delle due cose, ma mi sono salvato. Sono un miracolato”. Nell’atrio dell’ospedale Cto di Torino, dove è arrivato nella notte con il timore di una lesione vertebrale, il volto pallido di Marco Imparato è quello di chi ha visto la morte in faccia. Studente di matematica finanziaria all’Università di Torino, ma residente a Ivrea, questo diciannovenne è uno dei pendolari del treno Regionale 10027 che si è ribaltato tra i campi di mais di Caluso.

“Stavo dormendo, mi ha svegliato un boato. Le luci si sono spente e sono stato sbattuto prima sul soffitto, poi sul pavimento. Dieci secondi, non di più: pensavo fosse un brutto sogno e invece era la realtà”, racconta seduto su una sedia a rotelle al momento delle dimissioni. Gli esami hanno escluso per lui gravi complicazioni. Qualche giorno di riposo e potrà tornare agli studi e alla sua vita normale.

Avrà invece bisogno di più tempo Morena Gauna, la capotreno 35enne che i vigili del fuoco hanno estratto dalle lamiere accartocciate dopo oltre un’ora di lavoro. Sottoposta ad un delicato intervento chirurgico al bacino, è ricoverata in Rianimazione all’ospedale Cto di Torino in coma farmacologico e intubata. La prognosi è riservata.

“Di chi sia la colpa non mi importa, prego soltanto perché si salvi…”, dice il padre, gli occhi lucidi per le lacrime. Sposata con un macchinista delle ferrovie, che è stato informato dell’incidente dai colleghi, la donna aveva ottenuto da poco il trasferimento a Chivasso per stare vicina ai tre figli che vivono con lei a Montanaro, non lontano dal luogo dell’incidente.

E’ andata peggio al collega macchinista, Roberto Madau, 61 anni e la pensione ormai all’orizzonte. Qualche mese e si sarebbe lasciato tutto alle spalle per tornare nella sua Sardegna, sua terra d’origine; è invece morto nello schianto del treno contro il tir finito sui binari all’altezza di quel passaggio a livello che aveva attraversato altre mille volte senza problemi. Il suo corpo è stato sbalzato dal locomotore e recuperato dai soccorritori quando non c’era già più nulla da fare.

“Abbiamo sentito un forte boato e siamo subito usciti di casa per soccorrere i primi feriti – racconta Giovanni Artizzu, 23 anni, tra i primi ad accorrere sul luogo dell’incidente -. Poco più in là, steso a terra, c’era il corpo dell’autista. Era un macello…”.