Verdetto internazionale: “Furono i russi ad abbattere il boeing in Ucraina”

I resti del Boeing 777 della Malaysia Airlines assemblati in un hangar
I resti del Boeing 777 della Malaysia Airlines (ANSA)

MOSCA. – Ora è ufficiale. Furono le forze russe a lanciare il missile che nel 2014 disintegrò nei cieli dell’Ucraina orientale il volo di linea MH17 della Malaysia Airlines diretto dall’Olanda a Kuala Lumpur con 298 persone a bordo. E’ quanto hanno concluso gli investigatori internazionali dopo quattro anni di indagini e un dettagliato esame di immagini e video. Una versione dei fatti che la Russia ha sempre negato e che, ancora adesso, ha smentito con forza, definendo il verdetto “privo di fondamento”.

Il comitato d’inchiesta, dal canto suo, ha presentato le sue conclusioni con dovizia di particolari. Secondo il dirigente di polizia Wilbert Paulissen, il missile Buk che colpì il Boeing 777 apparteneva alla 53esima Brigata missilistica antiaerea russa, di stanza nella città russa di Kursk. Il razzo non partì dal territorio russo ma dall’area controllata dai separatisti sostenuti da Mosca e “tutti i mezzi del convoglio che trasportava quel missile facevano parte delle forze armate russe”.

Insomma, responsabilità piena. Il verdetto, peraltro, giunge in un giorno particolare per il presidente Vladimir Putin, che a San Pietroburgo ha ricevuto il suo omologo francese Emmanuel Macron per un molto atteso incontro bilaterale. I due leader, insieme al premier giapponese Shinzo Abe, interverranno alla seduta plenaria del Forum Economico di Pietroburgo, l’evento più atteso dell’anno dall’élite economico-politica della Russia.

Il ministero della Difesa russo, nel mentre, ha smentito punto per punto le conclusioni del comitato d’indagine ribadendo la ‘sua’ verità: “Nessun sistema missilistico dell’esercito russo ha mai attraversato il confine fra la Russia e l’Ucraina”. Il razzo, sostiene Mosca, è partito poi da una zona nelle mani delle forze di Kiev, così come dichiarato “da testimoni locali”, che non sono stati però presi in considerazione dagli investigatori.

La commissione – di cui fanno parte funzionari olandesi, australiani, belgi, malesi e ucraini ma non russi, scelta aspramente criticata da Mosca – avrebbe poi usato come prove immagini prese dai social e “manipolate”; da qui l’accusa di non basarsi su “fatti e testimonianze”, ma su “generatori di fake” – riferendosi al sito di giornalismo investigativo Bellingcat e ai servizi segreti ucraini.

Il botta e risposta va avanti, appunto, da quattro anni, a colpi di conferenze stampa, perizie e contro-perizie russe, dati radar (russi) forniti dalla Russia e via dicendo. Il comitato però è sicuro delle sue conclusioni ed è sicuro anche che possa reggere lo scrutinio di un tribunale. Che poi è dove vuole arrivare il presidente ucraino Petro Poroshenko.

“Non risparmieremo gli sforzi per assicurare che le azioni della Russia vengano portare all’Aia”, ha scritto su Facebook. I famigliari delle vittime della sciagura hanno inviato poi una lettera aperta al popolo russo augurando loro che gli imminenti mondiali di calcio abbiano “successo” ma, allo stesso tempo, ricordando che, per colpa delle autorità, sull’evento pesa “un’ombra”.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)