L’esordio lampo di Conte, in un mese dal G7 al summit Ue

Tavolo da lavoro: da un lato Giuseppe Conte e dall'altro Luigi Di Maio e Matteo Salvini
Giuseppe Conte al tavolo con Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

ROMA. – Un’agenda estera fitta e ricca di dossier spinosi per l’Italia da ereditare in una quindicina di giorni. Il governo gialloverde non ha ancora giurato ma il premier incaricato Giuseppe Conte sa già quale sarà il suo debutto internazionale: una tripletta di vertici delicatissimi, in appena un mese. Il G7 del Canada, l’8 e il 9 giugno, il vertice europeo dopo appena 20 giorni e il summit Nato l’11 e 12 luglio.

Tre appuntamenti internazionali nei quali si incroceranno temi come i dazi, le sanzioni alla Russia, la situazione in Siria e, naturalmente, il rapporto con l’Europa sui quali le posizioni di Di Maio e Salvini è molto lontana rispetto a quella dei predecessori.

Molte cancellerie europee non hanno nascosto la loro preoccupazione per il rischio di un brusco cambio di rotta da parte di Roma, ma ora il dubbio (e la curiosità) è come Conte concilierà le aspettative (non sempre sovrapponibili) dei due partiti che lo sostengono con le garanzie di continuità richieste dal Colle. E quale margine di autonomia avrà.

La prima prova è certamente la più difficile, non fosse altro per ragioni pratiche. Il dossier per il G7 è stato preparato dall’ufficio diplomatico di Gentiloni (è probabile che non si farà neppure in tempo a sostituire il consigliere diplomatico) e ne segue dunque la linea. Che andrà aggiornata in meno di 15 giorni.

Conte, per la prima volta nella sua vita, siederà accanto a Donald Trump, Angela Merkel, Emmanuel Macron, Theresa May, Shinzo Abe e il padrone di casa Justin Trudeau e dovrà raccontare a Usa, Germania, Francia, Gran Bretagna, Giappone e Canada la sua visione del mondo. O meglio quella dei 5 Stelle e della Lega.

Partendo proprio dal rapporto con quella Russia che i Grandi hanno deciso di escludere dal G7 dopo l’invasione della Crimea e per la quale invece Di Maio e Salvini vorrebbero la fine delle sanzioni. E poi i dazi. L’ultimatum Usa scade il primo giugno e le eventuali risposte europee partirebbero dal 20. In mezzo c’è il G7.

L’Europa finora si è mossa compatta e proprio i tre leader europei che saranno in Canada hanno firmato un appello congiunto sul tema meno di un mese fa. In quell’occasione l’assenza dell’Italia è apparsa come un segno di debolezza in piene trattative per il governo. Ora potrebbe diventare una scelta.

“Trump fa bene a difendere le imprese, altrettanto dovrebbe fare l’Italia”, ha detto in più di un’occasione Salvini. Temi che, insieme alla Siria, unico punto di ‘rottura’ tra il leader della Lega (contrarissimo all’intervento Usa) e Trump, Conte incontrerà nuovamente al vertice Nato. Ma con un po’ di margine in più per studiare i dossier.

L’appuntamento più delicato resta certamente l’esordio di un premier che guida un governo definito da molti ‘euroscettico’, o almeno ‘eurocritico’, a Bruxelles. Che non ha nascosto i timori per il cambio di rotta italiano. Due le battaglie principali: i migranti, con la riforma di Dublino, che proprio oggi si è arenata per i dubbi dell’Italia, e i conti (tema principe di entrambi i partiti di governo). La paura è che Roma abbandoni la strada della diplomazia e punti a far saltare il tavolo.

E se alcuni osservatori sottolineano che un conto è la propaganda, altro è governare, a togliere ogni dubbio in proposito, lasciando forti e chiari i timori sui mercati e il futuro dell’Ue, ci ha pensato oggi Salvini. “L’Europa – ha detto – consiglia o meglio minaccia parlando di una manovra da 10 miliardi. Intendo fare l’opposto di quello che l’Ue ha minacciato ai governanti italiani negli ultimi anni”. E lo spread si è immediatamente impennato.

(di Paola Tamborlini/ANSA)

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