Tumore polmone, verso terapia chemio-free per il 40% dei malati

Un medico sta analizzando la radiografia ai polmoni di un paziente
Un medico sta analizzando la radiografia ai polmoni di un paziente.

ROMA. – Curare il tumore al polmone senza la chemioterapia. E’ una prospettiva che, a tempi brevi, potrebbe diventare realtà per 4 pazienti su 10, e questo grazie alla nuova arma dell’immunoterapia ‘di precisione’, ovvero utilizzando i farmaci innovativi mirati a risvegliare il sistema immunitario contro il cancro in combinazioni ‘a misura di paziente’, sulla base cioè delle caratteristiche del tumore del singolo individuo.

E’ questo lo scenario delineato dagli oncologi in occasione della presentazione del nuovo test TMB (Tumor mutational burden) in grado di ‘fotografare’ in modo completo le alterazioni molecolari del tumore analizzando fino a 500 geni e, sulla base di ciò, aprire la strada alla migliore immunoterapia per quel singolo paziente.

Si è infatti dimostrato che l’immunoterapia è più efficace nei tumori con un alto numero di mutazioni, come il cancro al polmone, vescica, gastrointestinale e il melanoma. La validità di questo nuovo test biomarcatore è stata dimostrata nello studio di fase III CheckMate-227:

“I risultati positivi dello studio stabiliscono il potenziale di TMB come importante biomarcatore predittivo per la selezione dei pazienti candidabili al trattamento di combinazione con due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab, nel tumore del polmone non a piccole cellule avanzato”, afferma Federico Cappuzzo, Direttore Dipartimento Oncoematologia dell’Ausl Romagna.

Significativi i risultati: il tasso di sopravvivenza libera da progressione della malattia a un anno era più del triplo con la combinazione immunoterapica (43%) rispetto alla chemioterapia (13%). Ci stiamo dunque avvicinando, spiega Cappuzzo, alla “concreta possibilità di abbandonare la chemioterapia nel trattamento di molte persone, pari a circa il 40%, colpite da questa neoplasia in fase avanzata. Sicuramente un grande vantaggio per i pazienti”.

Infatti, è proprio del 40% la media di pazienti con tumore al polmone che presenta anche un alto grado di mutazioni geniche, condizione che rende appunto particolarmente efficaci i farmaci immunoterapici. Ed una nuova prova dell’efficacia dell’immunoterapia, afferma Cappuzzo, “arriva pure da un altro studio appena pubblicato sul New Englad Journal of Medicine, che dimostra come la combinazione delle molecole immunoterapiche nivolumab e ipilimumab possa risultare efficace anche nei pazienti con tumore al polmone non ancora operati, portando ad una regressione completa della malattia in circa il 40% dei casi”.

Gli obiettivi sono, pertanto, “da un lato, fornire la migliore terapia a ogni persona colpita da tumore, dall’altro utilizzare al meglio le risorse disponibili – sottolinea Michele Maio, direttore del Centro di Immunoncologia e dell’Unità Operativa Immunoterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese -. In questa direzione, TMB si sta rivelando un biomarcatore molecolare ‘solido’, cioè analizzabile in maniera univoca, e per questo è particolarmente affidabile”.

La chiave è insomma il carico di mutazioni geniche che caratterizzano il tumore. Studiarle, per scegliere l’immunoterapia più adatta, è quindi fondamentale: per questo nascerà, con il coordinamento dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli e della Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), il primo Registro nazionale delle mutazioni geniche.

(di Manuela Correra/ANSA)

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