Gentiloni abbassa il sipario: “Governare è stato un onore”

Il commissario Ue all'economia Paolo Gentiloni
Il commissario Ue all'economia Paolo Gentiloni (ANSA / TIBERIO BARCHIELLI) PRESIDENZA CONSIGLIO DEI MINISTRI

ROMA. – “Non so se ci sia una stanza dei bottoni, se c’è a me non l’hanno mostrata…”. Si accomiata con una battuta, Paolo Gentiloni. Dopo 82 giorni “di altalena” nell’attesa della nascita di un nuovo governo, il presidente del Consiglio uscente decide che è il momento di rompere gli indugi e salutare i dipendenti di Palazzo Chigi e il suo staff, “la squadra del cuore”.

In prima fila ad ascoltarlo c’è Maria Elena Boschi, la sottosegretaria che sta trasferendo gli scatoloni negli uffici del gruppo Pd alla Camera. Dove si ritroveranno, dopo gli anni del governo, tanti ministri uscenti, da Dario Franceschini a Graziano Delrio, che al prossimo ministro dei Trasporti lascia la bici con cui si spostava a Roma.

Il premier uscente, dopo 17 mesi alla guida del paese, lascia un solo messaggio al suo successore: “Risalire una china per cinque lunghi anni come l’Italia ha fatto non è semplice. E purtroppo ad andare fuori strada non servono cinque anni ma pochi mesi, a volte poche settimane”, avverte.

Gentiloni rivendica i risultati raggiunti dai tre governi Dem di Enrico Letta, Matteo Renzi e suo, ma riconosce il voto, frutto delle “cicatrici” e delle “ferite” che restano “ancora aperte”. Ora, mentre tra i Dem c’è chi lo vorrebbe impegnato alla guida del partito, tornerà alla Camera da deputato di opposizione. E a chi nelle scorse settimane gli chiedeva cosa farà, scherzando rispondeva: farò l’ex premier.

Intanto, nell’attesa di un passaggio della campanella al nuovo presidente del Consiglio che tarda ancora ad arrivare, Gentiloni – un foglietto di appunti stretto in mano – saluta tra gli applausi con un “oh, in bocca al lupo”, i dipendenti di quella che definisce la “cabina di regia” di “uno dei dieci Paesi più importanti al mondo”.

Poi, una nota personale, ricorda venticinque anni nelle amministrazioni pubbliche (“Il ministero Poste e telecomunicazioni dopo il mio servizio è stato chiuso”, scherza) e chiude con un: “E’ stato un grandissimo onore servire l’Italia qui da Palazzo Chigi”.

Tra battute, commozione e foto ricordo in favore di social, si chiude anche l’esperienza dei ministri. Qualcuno, come Valeria Fedeli, Andrea Orlando e Gianluca Galletti, si era già portato avanti riunendo staff e dipendenti dei dicasteri qualche giorno fa, per un discorso di saluto e il tradizionale brindisi.

Franceschini, che l’11 marzo aveva riunito vertici del ministero della Cultura e dei musei, posa su Twitter con in braccio uno scatolone: “Chiuso anche l’ultimo. Tutto pronto per chi arriverà”.

Carlo Calenda, spento ieri il computer, ingaggia un (forse non ultimo) duello con Michele Emiliano (“Vederlo andar via non ha prezzo…”, afferma caustico il governatore Dem). Nel suo stile il saluto di Pier Carlo Padoan, con foto del dossier ‘La politica economica di bilancio 2014-2018′. Enorme foto di gruppo nel cortile di Palazzo Vidoni, invece, per Marianna Madia. Nessun commiato ancora per Luca Lotti. Il ministro dello Sport partecipa a un’iniziativa a Firenze e scrive: “E’ uno degli ultimi appuntamenti…”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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