Bankitalia: Visco fra crisi politica e spettro mercati

Il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco a Roma, esce dagli uffici di Bankitalia seguito dal suo guardaspalle.
Il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco a Roma. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – La Banca d’Italia vuole e deve restare fuori dallo scontro politico nel quale, suo malgrado, è stata trascinata più volte in questi ultimi anni e il governatore Ignazio Visco, che domani tiene le considerazioni finali, manterrà questa linea nel suo discorso.

L’autonomia stabilita dai trattati, in quanto parte dell’Eurosistema Bce, le impone infatti di mantenersi fuori dall’agone politico e difficilmente si parlerà della crisi politica in atto, anche se è noto a tutti come le posizioni anti euro del mancato ministro Savona fossero viste con timore a Via Nazionale.

Va ricordato comunque come Visco e l’istituzione Bankitalia siano stati difesi in maniera vigorosa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ora al centro della bufera e di attacchi personali, lo scorso ottobre dall’opposizione e dell’allora maggioranza a guida Matteo Renzi. Quella difesa portò alla riconferma di Visco sulla base del ragionamento che un cambio non sarebbe stato tanto una sconfessione dell’operato nella crisi (e quindi un’implicita ammissione di errore) ma la dimostrazione dell’ingerenza del potere politico, con effetti negativi sulla considerazione del nostro paese dagli operatori finanziari e dalla Ue.

Dopo quella conferma arrivò la commissione d’inchiesta sulle banche dove Visco e Banca d’Italia si dovettero difendere dalle accuse di aver coperto, favorito o quanto meno omesso le crisi e i comportamenti fraudolenti degli istituti di credito. Il governatore e la vigilanza contestarono ogni accusa riconoscendo tuttavia che su uno dei maggiori focolai, la Popolare di Vicenza, si poteva agire prima e che la collaborazione con Consob non sempre era stata all’altezza.

Visco allora, come negli ultimi interventi, ha sempre sottolineato l’importanza di un tema, caro anche al Capo dello Stato e da lui citato nel drammatico discorso di domenica sera: il risparmio degli italiani, protetto costituzionalmente, si difende anche con la stabilità finanziaria e dando ai mercati (italiani e internazionali) l’immagine di un paese impegnato sulla strada delle riforme e che rispetta i propri impegni di bilancio e di riforme.

Considerazioni tanto più validi alla luce delle turbolenze di questi giorni: l’impennata dello spread e il calo della Borsa dimostrano non solo la sfiducia degli operatori esteri ma anche di quelli nazionali. Il debito italiano è per la gran parte in mano a investitori nazionali (oltre che alla stessa Banca d’Italia) così come il mercato azionario che di fronte a incertezze si difendono acquistando asset all’estero.

Pur non entrando nel merito delle scelte dei futuri governi il governatore potrebbe quindi rinnovare il suo invito a non dissipare il lavoro fin qui fatto per faticosamente uscire dalla crisi sia in termini di finanza pubbliche che di spinta alla crescite e di soluzione dei problemi bancari. E gli istituti di credito che si stanno liberando dalla massa degli Npl e hanno rivisto gli utili ora rischiano di essere di nuovo visti come focolaio di crisi per via della svalutazione dei Btp in portafoglio.

Insomma un altro mal di testa per le banche e per la vigilanza di Via Nazionale che stavano appena rifiatando. Oltretutto le sfide non mancano: la riforma delle Bcc che la Lega voleva stoppare, la sempre maggiore diffusione del Fintech, le criptovalute, la lotta al finanziamento del terrorismo e al riciclaggio, l’educazione finanziaria. Temi pesanti e sostanziali ma che quest’anno passeranno necessariamente in secondo piano.

(di Andrea D’Ortenzio/ANSA)