Governo: ipotesi voto il 29 luglio, sarebbe la prima volta

Il presidente del Consiglio incaricato Carlo Cottarelli mentre lascia Montecitorio
Il presidente del Consiglio incaricato Carlo Cottarelli lascia Montecitorio per andare al Quirinale convocato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – E’ in campo l’ipotesi di un voto in piena estate, il 29 luglio. Sarebbe la prima volta che si va alle urne a luglio nella storia della Repubblica. In precedenza, in quattro occasioni, le elezioni politiche si erano svolte a giugno (nel 1953, nel 1976, nel 1979 e nel 1983). In tutti i casi la percentuale dei votanti non scese mai sotto l’88%. Ma erano altri tempi.

Questi i passi che dovranno portare al voto, con la macchina del Viminale pronta ad attivarsi nell’eventualità ci fosse l’indicazione. La prima misura è l’emanazione del decreto del presidente della Repubblica di scioglimento delle Camere (la diciassettesima diventerebbe così la legislatura più breve della storia) con pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi elettorali. Ciò dovrà avvenire non oltre il quarantacinquesimo giorno precedente a quello della votazione.

La ‘finestra’ per votare il 29 luglio si chiuderebbe così a metà giugno, data entro la quale dovrà necessariamente avvenire lo scioglimento delle Camere. Altra pesante incombenza per l’iter elettorale è quella del voto estero. La prassi è che il ministero dell’Interno debba comunicare a quello degli Esteri l’elenco provvisorio degli elettori residenti all’estero entro 60 giorni dal voto.

Ma al Viminale spiegano che i due mesi si possono accorciare. Quarantacinque giorni prima delle urne, poi, c’è l’affissione del manifesto di convocazione dei comizi elettorali. Mentre tra il 44/o ed il 42/o giorno prima del voto è previsto il deposito dei contrassegni dei partiti e gruppi politici presso il ministero dell’Interno. Tra il 35/o ed il 34/o giorno, inoltre, ci sarà la presentazione di candidati e liste.

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