Bankitalia: “Rischiosi passi indietro sulle pensioni”

La facciata del palazzo di Bankitalia
Bankitalia

ROMA. – Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco boccia, senza nominarle, due delle misure principali contenute nel “Contratto del cambiamento” di Lega e M5s: la quota 100 per l’accesso alla pensione e l’introduzione del reddito di cittadinanza riaffermando la necessità di “prestare attenzione alle conseguenze sui conti pubblici”.

Nel lungo periodo – ha spiegato nelle Considerazioni finali lette oggi – “il contenimento del disavanzo e del debito poggia in larga misura sulla capacità della finanza pubblica di fare fronte all’aumento della spesa sociale determinato dall’invecchiamento della popolazione. Le riforme introdotte in passato rendono gestibile la dinamica della spesa pensionistica. Sarebbe rischioso fare passi indietro”.

Bankitalia sottolinea che “sono possibili interventi mirati volti a ridurre specifiche rigidità” ricordando che “alcuni sono stati già effettuati in passato” (come l’Ape sociale per gli over 63 in situazione di disagio, ndr). Ma vanno sempre compensati – avverte Visco – “in modo da assicurare l’equilibrio attuariale del sistema pensionistico”.

E anche se la crisi ha accentuato il disagio sociale con la povertà assoluta “quasi raddoppiata” in 10 anni e arrivata a sfiorare quota 7% delle famiglie non viene considerata una soluzione accettabile il reddito di cittadinanza ipotizzato nel Contratto del cambiamento.

“Le risorse rese disponibili con l’avvio del reddito di inclusione – afferma Visco – consentono di coprire circa il 40% delle famiglie in povertà assoluta. Nel procedere a un suo rafforzamento o all’adozione di altri provvedimenti, oltre a evitare di scoraggiare la ricerca di un lavoro regolare, bisognerà prestare attenzione alle conseguenze sui conti pubblici”.

Visco in particolare sottolinea che il reddito equivalente reale nel corso della crisi è diminuito soprattutto per le famiglie più giovani (quelle con il capofamiglia con meno di 40 anni) con un -20,9% tra il 2006 e il 2016. Nello stesso periodo il reddito equivalente medio delle famiglie più anziane è aumentato dell’1,6%.

Il tema principale resta quello del lavoro con la partecipazione italiana su livelli inferiori di quelli medi Ue e della produttività. Le riforme del mercato del lavoro introdotte negli ultimi anni (tra le quali il Jobs act, ndr) – sottolinea Visco – “hanno avuto nel complesso effetti positivi sull’aumento dell’occupazione”.

E’ aumentata la propensione delle imprese ad assumere lavoratori a tempo indeterminato. Resta però elevata la disoccupazione, in particolare nel Sud e tra i giovani ma “stentano a emergere gli effetti del nuovo regime di politiche attive: la quota di persone che beneficiano del sussidio di disoccupazione senza cercare attivamente lavoro non è scesa”.

I sindacati esprimono preoccupazione sui dati sulla povertà, i giovani e il Sud ma anche sulla necessità di introdurre modifiche sulla previdenza. “Non è possibile – dice la numero uno della Cgil, Susanna Camusso – che tutte le questioni del debito vengano attribuite e pagate da una sola parte del paese che si chiama lavoratori”. La Cisl condivide le affermazioni del Governatore sul destino dell’Italia “strettamente legato a quello dell’Europa” afferma la leader Annamaria Furlan.