Governo: “Non sfiducia tecnica” è astensione

Tabellone elettronico della Camera durante una votazione. Parlamento
Tabellone elettronico della Camera durante una votazione. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – E’ complicato definire il concetto di ‘non sfiducia tecnica’ rispetto alla nascita di un governo. E tuttavia nella storia della Repubblica italiana c’è stato un ‘governo della non sfiducia’: così venne definito il monocolore Andreotti II, sostenuto dalla Dc e dalle minoranze linguistiche. In pratica, si esplica con l’astensione di un gruppo, che determina l’abbassamento del quorum della maggioranza dei votanti necessario per far passare la fiducia.

Nell’agosto 1976 il trentatreesimo Esecutivo della Repubblica Italiana, il primo della VII legislatura, superò la votazione di fiducia in Parlamento grazie all’astensione del Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer.

Ottenne la fiducia al Senato il 6 agosto 1976, con 136 voti favorevoli, 17 contrari e 69 astenuti; la incassò tre giorni dopo alla Camera, con 258 voti favorevoli, 44 contrari e 303 astenuti. Quel monocolore Dc durato poco più di un anno e sette mesi, entrò nella storia in quanto fu il primo con una donna ministro: era Tina Anselmi ed ebbe il dicastero del Lavoro.

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