Babchenko è vivo, una messinscena la morte del reporter

Il giornalista russo Arkady Babchenko.
Il giornalista russo Arkady Babchenko. EPA/INNA SOKOLOVSKA

MOSCA. – Hanno ammazzato Babchenko, Babchenko è vivo. Il giornalista russo noto per le sue posizioni critiche contro Putin e dato per morto in un vile attacco si è presentato oggi sano e salvo in conferenza stampa a Kiev al fianco del direttore dei servizi di sicurezza ucraini spiegando, tra la sorpresa generale, di aver preso parte a “un’operazione speciale” ideata per smascherare chi, questo omicidio, lo stava pianificando davvero.

Ovvero i servizi russi. “Chiedo scusa a tutti, soprattutto a mia moglie, ma non c’era altro modo”, ha detto un emozionato Babchenko. “E ringrazio l’intelligence ucraina che mi ha salvato la vita”.

Apriti cielo. Il colpo di scena, quantomeno bizzarro, ha creato un terremoto. Le autorità ucraine, a partire dal premier Groysman, che già in mattinata aveva accusato Mosca di celarsi dietro l’omicidio (cioè, il non-omicidio) di Babchenko, ora si beano di avere la pistola fumante in mano.

Secondo quanto rivelato da Vasiliy Gritsak, capo dei servizi di Kiev (SBU), gli 007 avevano intercettato l’ordine di far fuori il giornalista “due mesi fa”; un cittadino ucraino, identificato solo come ‘G’, aveva accettato di svolgere il ruolo d’intermediario, arruolando un killer in loco e ricevendo un pagamento totale di 40mila dollari, 30 dei quali passati all’assassino.

Dopo l’operazione sarebbe dovuto fuggire in Russia, con un biglietto “già acquistato”. Ma l’intelligence ucraina lo ha contattato e lo ha indotto a cooperare: sarebbe stato quindi lui – ma il condizionale è d’obbligo perché gli aspetti pratici della vicenda restano fumosi – a far finta di ammazzare Babchenko, in modo da compromettere definitivamente il mandante. Che è stato arrestato e sottoposto a interrogatorio.

In realtà certi aspetti dell’operazione appaiono già contradditori. Babchenko ha detto in conferenza stampa che è stato coinvolto “un mese fa” dai servizi e che sua moglie ha dovuto sopportare “l’inferno” mentre invece Gritsak ha dichiarato che i suoi famigliari “sapevano”; sempre Babchenko ha raccontato poi che l’operazione ha sventato “altri attentati più gravi” senza però dare ulteriori informazioni.

Tutto plausibile ma naturalmente Mosca ha subito attivato la grancassa della controinformazione. La notizia della ‘messinscena’ ha d’altra parte sollevato un coro di critiche anche nel campo dell’intellighenzia d’opposizione, che da una parte evidenzia come Babchenko, prestandosi al gioco, abbia screditato l’integrità della classe giornalistica, e dall’altra si lamenta perché d’ora in poi, quando un oppositore verrà veramente liquidato, il Cremlino avrà gioco facile a definire tutto una montatura.

Il portavoce di Putin, dal canto suo, per ora si è rifiutato di commentare, lasciando libero il campo ad altre voci, ben più colorite. Il presidente della Commissione Esteri del Senato Konstantin Kosachiov ha gridato alla “provocazione”, in pieno stile Skripal, mentre la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, l’ha bollata come “un’operazione di propaganda”, trovandosi di fatto sulla stessa linea d’onda di ‘Reporter senza frontiere’, che ha criticato Kiev per aver “manipolato i fatti sulle spalle dei giornalisti”. E anche questa non è cosa che capiti tutti i giorni.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA)

Lascia un commento