Gaza, tregua tra Israele e Hamas dopo i venti di guerra

Palestinesi lanciano bombe molotov con gli aquiloni.
Palestinesi lanciano bombe molotov con gli aquiloni. (ANSA/AP Photo/ Khalil Hamra)

TEL AVIV. – Dopo 24 ore di fuoco a Gaza e nel Neghev occidentale, Israele e Hamas sono tornati tacitamente oggi alle intese verbali per un cessate il fuoco che erano in vigore dall’estate 2014, al termine cioè dell’Operazione Margine Protettivo. Nella nottata, per cinque ore consecutive, i razzi ed i colpi di mortaio palestinesi sono piovuti sui villaggi israeliani di confine, intercettati quando ritenuti pericolosi dalle batterie di difesa Iron Dome.

In parallelo, l’aviazione israeliana ha colpito con insistenza una ventina di obiettivi militari di Hamas e della Jihad islamica nella Striscia. Intanto serrati contatti con le due parti dell’intelligence egiziana hanno calmato la situazione e gradualmente il fuoco è cessato. Poi sia i dirigenti israeliani sia quelli di Hamas e della Jihad islamica sono stati impegnati a valutare le ripercussioni della fiammata di violenza, la più grave dal 2014. Gli uni e gli altri si sono infine detti convinti di aver rafforzato il proprio deterrente.

Il premier Benyamin Netanyahu ha convocato il Consiglio di difesa del suo governo e ha affermato che gli scontri di ieri – iniziati con il lancio da Gaza di 25 colpi di mortaio della Jihad islamica – sono stati ispirati dall’Iran. Alla stampa estera una fonte militare israeliana ha rivelato che sono stati sparati razzi e colpi di mortaio ‘Made in Iran’. “Il coinvolgimento iraniano a Gaza è molto profondo”, ha insistito.

Nei giorni scorsi, in un’intervista televisiva, il leader locale di Hamas Yihya Sinwar aveva ringraziato il generale iraniano Qassem Suleimani per gli aiuti ricevuti. Netanyahu ha comunque addossato la responsabilità dell’escalation “al regime di Hamas”. Se tornasse a mettere alla prova Israele, ha avvertito, “pagherà un prezzo ancora più duro”.

La tensione resta comunque alta perché il 5 giugno, anniversario della guerra dei sei giorni (1967), Hamas minaccia di lanciare masse di dimostranti sul confine con Israele. A Gaza intanto i gruppi armati palestinesi hanno diffuso filmati in cui hanno esaltato il comportamento dei loro miliziani impegnati a lanciare razzi e mortai verso Israele. I combattimenti di ieri sono stati denominati ‘Fedeltà ai martiri’, ossia agli oltre 100 palestinesi uccisi nelle ultime settimane sul confine dal fuoco israeliano.

“Abbiamo fissato nuovi rapporti di forza sul terreno”, hanno esultato. Così, se al confine della Striscia si è ristabilito un equilibrio precario, Israele è tornato a dedicare la sua attenzione a quello che considera il pericolo principale: l’espandersi della presenza militare iraniana in Siria.

La questione è stata discussa al telefono dal premier Benyamin Netanyahu con il segretario di Stato Usa Mike Pompeo. Domani a Mosca il ministro della Difesa Avigdor Lieberman tornerà sull’argomento con l’omologo Sergey Shoygu. L’obiettivo di Israele è ottenere che le forze iraniane siano costrette da Russia e Usa a lasciare la Siria.

(di Aldo Baquis/ANSAmed)