Come 2000 anni fa ecco intatta la Tomba dell’Atleta

Tomba dell'atleta: lo scheletro e il corredo funerario.
Tomba dell'atleta e corredo funerario. Epoca repubblicana, rinvenuta in località Case Rosse a Roma

ROMA. – Gli scheletri di tre uomini e una donna, sepolti accanto al corredo che li avrebbe accompagnati nell’ultimo viaggio, tra splendide ceramiche a vernice nera, alcune anche decorate con motivi geometrici e vegetali, una moneta in lega di bronzo con la testa elmata di Minerva e la scritta “Romano” sul rovescio, i piatti con i resti delle offerte alimentari a base di coniglio, pollo e capretto, e due strigili in ferro, usati dagli atleti per detergersi dal grasso dopo le attività fisiche.

E’ tutto esattamente com’era, immobile e intatto da oltre 2000 anni, nella tomba a camera di epoca repubblicana, eccezionalmente scoperta alle porte di Roma, località Case Rosse, durante i lavori di archeologia preventiva per il raddoppio dell’acquedotto Castell’Arcione-Salone.

La Tomba dell’Atleta o degli strigili, così è stata chiamata dagli archeologi della Soprintendenza speciale di Roma, rappresenta davvero un ritrovamento eccezionale, proprio per via del perfetto stato di conservazione in cui si trova e perché è rimasta inviolata.

Una fortuna che non sia stata depredata perché per scavarla c’è voluto pochissimo: a separare questa testimonianza del mondo antico dalla frenesia della modernità (e dalle case che la circondano, costruite al massimo un ventennio fa), solo poca terra, dal momento che la tomba è a una profondità di circa 2 metri sotto l’attuale piano di campagna.

Durante gli scavi effettuati da Acea per l’acquedotto, è stato notato il vano che custodisce questo incredibile tesoro, chiuso da una lastra di calcare bianco e pietrame di tufo: la tomba, larga 2.50 metri, lunga 3.30 metri e con un’altezza di 1.75 metri, ha subito rivelato la sua importanza.

Gli esperti hanno rimosso la pochissima quantità di terra penetrata nel vano nel corso dei secoli e hanno sottoposto la tomba a un rilevamento laser (funzionale a una ricostruzione in tre dimensioni della sepoltura), mentre i reperti saranno poi oggetto di studi approfonditi da parte della Soprintendenza nei prossimi mesi.

Quello che già è emerso durante lo scavo è che si tratta di quattro persone appartenenti, secondo gli archeologi, a una famiglia medio borghese, viste le caratteristiche del corredo (circa 30 pezzi): le quattro inumazioni sono avvenute in momenti differenti e riguardano due uomini adulti ritrovati sui lati lunghi, uno di 50 anni (probabilmente l’atleta, per la presenza degli strigili accanto al suo scheletro) e uno di 30-39 anni, e un uomo e una donna posti a terra, lui tra i 35-45 anni e lei di età indefinita.

“In una piccola porzione di territorio ci sono 2000 anni di storia: grazie all’archeologia preventiva abbiamo scoperto uno spaccato di vita 350 anni prima di Cristo. Questa era una famiglia medio borghese, probabilmente proprietaria terriera. Siamo alla fine del IV secolo a.C. e Roma da qui in poi inizia a diventare una potenza mediterranea. Il corredo dimostra lo status sociale della famiglia, con le ceramiche a vernice nera che imitano quelle attiche”, spiega l’archeologo Stefano Musco, direttore scientifico dello scavo, “in questa zona non sono mai stati fatti altri scavi, ma sicuramente ci saranno state altre tombe, perché è pieno di cave di pozzolana”.

“Questa sepoltura, di cui abbiamo ricostituito l’ingresso originario, è in uno stato di conservazione straordinario e dimostra la densità della ricchezza archeologica di Roma e del suo territorio”, afferma Francesco Prosperetti, Soprintendente speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma, proponendo ad Acea di partecipare alla valorizzazione della “capacità degli antichi romani di trasportare e utilizzare l’acqua, magari con un museo o con un’iniziativa speciale, perché è una cosa che c’è solo a Roma e che continua oggi con le tecnologie moderne”.

D’accordo il presidente di Acea Luca Alfredo Lanzalone: “Stiamo già studiando di poter realizzare un progetto di valorizzazione, perché abbiamo un archivio di 90 mila documenti sulla storia del sistema idraulico ma anche urbanistico di Roma”.

(di Marzia Apice/ANSA)