Il Parlamento europeo apre le porte a ottomila giovani italiani

Un gruppo di giovani (sfocati) nel piazzale antistante il Parlamento Europeo.
Un gruppo di giovani nel piazzale antistante il Parlamento Europeo.

STRASBURGO. – A un anno dalle elezioni il Parlamento europeo apre le sue porte a oltre 8 mila giovani radunati per discutere del futuro dell’Unione europea grazie alla terza edizione del European Youth Event – EYE. Ad accoglierli questa mattina il padrone di casa, Antonio Tajani, con un benvenuto multilingue in cui ha detto che “il parlamento è la loro casa perché i suoi membri lavorano per i cittadini europei”, e che l’Europa ha bisogno dei giovani perché loro sono il suo futuro. “Ma la cosa più importante – aggiunge – è non uccidere i vostri sogni ma trasformarli in realtà”.

Un concetto che ripeterà poi, con altre parole, durante il suo discorso in un emiciclo stracolmo. Ma cosa sognano questi giovani, vestiti di tutto punto, o in jeans e scarpe da ginnastica? E cosa vogliono e si aspettano dall’Europa? E sanno già per chi voteranno alle prossime europee? A rispondere sono alcune ragazze e ragazzi arrivati qui da diverse regioni italiane tra i 19 e i 25 anni.

Per tutti è la prima volta dentro il Parlamento europeo, che Giovanni di Genova, 22 anni ad agosto, e quasi laureato in scienze internazionali e diplomatiche, trova molto bello. Lui, come altri, si definisce europeista e sottolinea che tra le file dei partecipanti sarebbe arduo se non impossibile trovare qualcuno che vuole uscire dall’Unione europea. Il lavoro non sembra essere la loro maggiore preoccupazione.

O perché ancora studiano, o perché come Veronica, 21 anni che studia economia e scienze sociali a Trento, la vera priorità è quella “di salvare il pianeta perché senza ossigeno nulla è possibile”. E la sua scelta di chi votare tra un anno sarà fondata sulla posizione che la lista ha rispetto all’ecologia e allo sviluppo sostenibile. Mentre Natascia, 25 anni, di Catania e iscritta a giurisprudenza, voterà per chi “propone soluzioni e misure per mettere in pratica i valori europei, in particolare quelli della solidarietà, della libertà ma anche della sicurezza”.

Ma una cosa è certa, tutti vogliono più Europa. Per Giovanni il primo passo che va fatto è raggiungere l’unione fiscale e poi accrescere la cooperazione in tutti i settori, compresa la difesa. Mentre Marco, 19 anni, di La Spezia, iscritto al primo anno di scienze politiche a Firenze, vorrebbe che tutti si sentissero più europei e che tutti fossero contenti dei successi di un’azienda europea.

Tra i suoi sogni c’è anche quello di votare non più per un partito nazionale ma per le grandi famiglie politiche europee. “Vorrei che tutti i partiti fossero europeisti ma con visioni diverse sulla e per la Ue, mentre ora mi stanno costringendo a scegliere tra pochi partiti europeisti”.

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