Trovato l’uovo “di Colombo” contro i tumori

Un uovo di gallina trasformato in laboratorio in miniatura
Trovato l'uovo "di Colombo" contro i tumori

MILANO. – La lotta contro i tumori ha trovato il suo ‘uovo di Colombo’: si tratta del comune uovo di gallina, pronto a diventare un laboratorio in miniatura dove riprodurre i tumori umani per sviluppare cure anti-cancro personalizzate. Al suo interno è infatti possibile coltivare le cellule tumorali prelevate dai pazienti, facendole crescere rapidamente per poi usarle per sperimentare diversi farmaci fino a trovare quelli più efficaci.

Lo dimostra lo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports dall’Università di Kyoto in collaborazione con ricercatori di Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita. “L’uovo di gallina è un sistema modello molto interessante: è facile da reperire, poco costoso, pratico da manipolare e non solleva problemi etici”, commenta Vincenzo Costanzo, responsabile del laboratorio ‘Metabolismo del Dna’ dell’Istituto Firc di Oncologia Molecolare (Ifom) di Milano.

“Sebbene non riproduca al 100% il microambiente in cui si sviluppano i tumori umani, potrà comunque accelerare la ricerca oncologica. Le cellule uovo in generale sono strumenti molto preziosi. Anche noi all’Ifom usiamo quelle di rana Xenopus: ne facciamo un estratto per testare i chemioterapici da usare contro i tumori di mammella e ovaio causati dalle mutazioni di Brca 1 e 2, geni diventati famosi con il caso di Angelina Jolie ed evolutivamente conservati nella rana così come nell’uomo”.

Nello studio giapponese, invece, l’uovo di gallina è stato usato come incubatore per far crescere cellule umane di tumore dell’ovaio, che sono state impiantate sulla membrana (detta ‘corioallantoidea’) che avvolge l’embrione di pollo di appena 10 giorni. Grazie ai nutrienti presenti nell’uovo e alle sue difese immunitarie ancora incomplete, il tumore si è formato in appena tre giorni.

“Fare lo stesso nel topo avrebbe richiesto settimane”, spiega il coordinatore dello studio, Fuyuhiko Tamanoi. “Così possiamo usare questo modello per testare farmaci personalizzati nel giro di una settimana”. I ricercatori hanno provato subito a farlo, veicolando i farmaci grazie a speciali ‘navette’, ovvero delle nanoparticelle biodegradabili di silice grandi appena 200 milionesimi di millimetro: ‘caricate’ con un farmaco antitumorale, chiamato doxorubicina, sono state testate sul tumore ovarico coltivato nell’uovo di gallina.

Grazie alla loro capacità di portare il farmaco in modo mirato solo sulle cellule malate, le nanoparticelle hanno determinato una rapida eliminazione del tumore senza causare effetti collaterali sugli altri organi dell’embrione di pollo.

(di Elisa Buson/ANSA)

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