Nuova grana Facebook: “Condivisi dati con produttori di smartphone”

Zuckerberg seduto al banco degli imputati al Congresso Usa.
Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg. ANSA/EPA/ALEX BRANDON / POOL

NEW YORK. – Nuova grana per Facebook che, ancora alle prese con il danno di immagine provocato dal caso di Cambridge Analytica, rischia di essere travolta da un ennesimo scandalo. Stavolta a creare problemi al colosso di Mark Zuckerberg è il New York Times, che in una lunga inchiesta svela come il social avrebbe stipulato decine di accordi per la condivisione dei dati degli utenti con i big della telefonia mobile, da Apple a Samsung. Almeno 60 i produttori di smartphone, tablet, lettori digitali e laptop con cui Facebook si sarebbe messa d’accordo, compresi Amazon, Microsoft e BlackBerry.

E’ stata la strategia portata avanti per anni dai vertici di Menlo Park per sviluppare in maniera massiccia la presenza di Facebook sui dispositivi mobili: telefoni e tablet che oggi sono lo strumento piu’ diffuso per la consultazione del social media e dunque alla base delle maggiori entrate del gruppo. In pratica – sostiene il Nyt – soprattutto negli anni in cui ancora non c’erano gli ‘app store’, a Facebook veniva garantito l’ingresso nel mondo dei dispositivi mobili e in cambio ai produttori come Apple e Samsung si dava l’accesso alle informazioni personali degli utenti della piattaforma social che usavano i loro telefoni o tablet.

Non solo, i produttori avrebbero avuto accesso anche ai dati degli ‘amici’ degli utenti coinvolti, anche nei casi in cui questi ultimi erano convinti di aver negato ogni condivisione delle proprie informazioni. Dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, che ha riguardato il ‘furto’ di decine di milioni di dati personali di utenti Facebook utilizzati per scopi politici, questa nuova vicenda rischia dunque di sollevare un nuovo polverone, con lo stesso Zuckerberg che ha sempre parlato di una stretta sulla raccolta di dati personali a partire dal 2015.

Ma – attacca il Nyt – si sarebbe omesso di svelare alcune eccezioni. Tra queste proprio quella riguardante l’esenzione per i produttori di dispositivi hardware. Con alcuni accordi – si afferma – in vigore ancora oggi. Il vicepresidente di Facebook, Ime Archibong, si difende spiegando come i produttori hanno firmato intese che impedivano l’uso indiscriminato delle informazioni, e – ribatte – hanno chiesto il consenso degli utenti. Inoltre – aggiunge Archibong – Facebook non è a conoscenza di abusi.

“Nei primi giorni del ‘mobile’ – spiega – non c’erano negozi di app, quindi aziende come Facebook, Google, Twitter e YouTube dovevano lavorare direttamente con i produttori di sistemi operativi e dispositivi per portare i loro prodotti nelle mani delle persone”.

Intanto a Wall Street il titolo di Zuckerberg, che già ha subito consistenti perdite per lo scandalo Cambridge Analytica, reagisce ai nuovi sviluppi con un calo. Mentre al Parlamento europeo Sandy Parakilas, ex manager di Menlo Park, rivela come “fino al 2015 le app di Facebook potevano avere accesso non solo ai dati degli utenti che le installavano ma anche dei loro amici”: “In media gli utenti di Facebook hanno tra i 200 e i 300 amici, quindi parliamo di un aumento esponenziale”.

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