Conte al G7, ma da Roma Salvini detta la linea sui dazi

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (C), con il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini (D) ed il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio (S), durante il dibattito alla Camera sul voto di fiducia al nuovo governo
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (C), con il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini (D) ed il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio (S), durante il dibattito alla Camera sul voto di fiducia al nuovo governo, Roma, 06 giugno 2018. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – Non sarà un esordio internazionale semplice quello che da domani attende il premier Giuseppe Conte al G7 di Charlevoix, in Canada. Catapultato in una sola settimana dalle aule dell’università di Firenze al tavolo dei leader mondiali, il presidente del consiglio avrà gli occhi puntati su di lui per l’etichetta di essere premier di un governo euro-scettico, “populista” e aperturista verso la Russia di Vladimir Putin.

E da Roma Matteo Salvini detta la linea e smarca l’Italia dall’Ue sulla contrarietà totale ai dazi imposti da Donald Trump: “Le politiche commerciali – afferma il vicepremier – vanno ristudiate. L’Italia è una potenza che esporta e quindi va protetto il Made in Italy e credo che le politiche di Trump siano soprattutto per arginare la prepotenza tedesca. L’Italia non deve subire né l’una né l’altra manovra”.

Sulle barriere commerciali l’Italia è ufficialmente schierata con l’Ue e Conte per ovvi motivi di tempo è partito dall’Italia con il dossier preparato dai diplomatici del governo Gentiloni. Ma Salvini, entrando al primo consiglio dei ministri (da lui presieduto), conferma la sua tesi, espressa mesi fa, di essere pronto a seguire la via di Trump per “mettere i dazi” anche in Italia.

Già prima dell’uscita del leader leghista, Merkel avanzava timori: “Non credo che ci sarà un problema drammatico al G7 nella posizione europea (sui dazi, ndr), anche se per la prima volta c’è Conte”. Ma la cancelliera cerca adesso di stabilire un metodo di lavoro che sa di apertura di credito: fra Germania e Italia, è l’invito, “dovremmo parlare gli uni con gli altri, invece di parlare gli uni degli altri, e non iniziare la comunicazione in modo indiretto con insinuazioni e congetture”.

Il neo presidente del consiglio, che avrà bilaterali con Angela Merkel e Donald Trump, Emmanuel Macron, Angela May e Justin Trudeau, non si mostra affatto intimorito, determinato a farsi subito “portavoce degli interessi dei cittadini italiani” e convinto che “la prima posizione dell’Italia sarà farsi conoscere, la seconda farsi rispettare”.

Ma le aspettative sono altissime. Certo sull’euro, come detto dal professore nel discorso di insediamento, darà garanzie che il governo non ha l’obiettivo di uscire dall’Euro così come garantirà la “convinta appartenenza” alla Nato e l’alleanza “privilegiata” con gli Stati Uniti. Ma anche il vicepremier Luigi Di Maio spiega come l’appartenenza all’Alleanza Atlantica non elimini il dialogo con la Russia con la proposta di “revisione del sistema delle sanzioni”. “Non sarà – chiarisce Di Maio – un governo supino alle volontà degli altri governi. L’Italia storicamente ha avuto la funzione nell’ambito della Nato di essere un Paese che dialogava con i Paesi dell’est come la Russia”.

Lunedì il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg sarà a Roma per incontrare Conte ma certo il G7 sarà un primo test. E sempre Salvini avvisa: “A me piacerebbe che gli organismi internazionali di cui facciamo parte e a cui contribuiamo economicamente, essendo organismi di difesa, difendessero la sicurezza italiana ed europea”.

Conte in Quebec avrà il suo primo colloquio anche con il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. E con i colleghi europei avrà modo di aprire la discussione in vista del Consiglio “sul futuro dell’Ue” di fine giugno: all’ordine del giorno temi cruciali come l’immigrazione (solo di ieri il “no” del nuovo governo alla proposta di revisione del regolamento di Dublino) e l’unione bancaria e monetaria.

(Di Cristina Ferrulli/ANSA)

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