Finisce la favola Cecchinato: “Ma ora sto con i più forti”

Marco Cecchinato al servizio contro Novak Djokovic.
Marco Cecchinato al servizio contro Novak Djokovic. (ANSA/AP Photo/Christophe Ena)

PARIGI. – Un sogno costruito con il coraggio, la fantasia e l’incoscienza: Marco Cecchinato torna sulla terra ma si ritrova più forte. Alle soglie di un’incredibile finale contro Rafael Nadal, il palermitano si arrende dopo aver acceso Parigi. Le tribune del centrale del Roland Garros, il “Philippe Chatrier”, lo applaudono a lungo, dopo averlo sostenuto con un tifo quasi calcistico, “ola” compresa. In una pausa dei temporali di questi giorni, Ceck si ritrova a giocare quasi sotto un sole siciliano.

E siciliane sono anche le tribune del Chatrier, che portano i nomi dei quattro “moschettieri” del tennis francese, Jean Borotra, Jacques Brugnon, René Lacoste ed Henri Cochet. I cori sono tutti per “Ceck”, ognuna delle sue già celebri palle smorzate che fanno correre inutilmente sottorete il giovane avversario austriaco scatena un boato di esultanza. Quasi ad ogni punto, lo speaker deve invitare al silenzio. Non manca neppure la Ola, insistita, con i tennisti immobili e l’altoparlante che ringrazia ma invita a rimanere seduti e in silenzio.

Il numero 8 del mondo contro il 72 (il più basso in classifica ad arrivare in semifinale nella storia del Roland Garros) poteva sembrare una partita segnata, senza storia. Ma Cecchinato aveva abituato tutti alla normalità dei suoi exploit, dopo aver messo in fila a Parigi, uno dopo l’altro, Carreño Busta, Goffin e Djokovic.

Fin dall’inizio si è capito però che stavolta per il venticinquenne palermitano più che un sogno ci sarebbe voluto un miracolo. In realtà i due set decisivi – nel terzo il palermitano si è consegnato alla sconfitta ormai consumata – sono stati combattuti fino all’ultima palla, ma Thiem ha dato l’impressione di faticare oggi meno dell’italiano. Anche perché la sua prima palla di servizio è risultata spesso imprendibile (quasi sempre oltre i 200 km orari) e spesso quando Cecchinato riusciva a rispondere entrava poi in difficoltà.

Da fondo campo, Thiem era spesso spietato, mentre Ceck ha dato fondo al suo repertorio più amato dal pubblico, le palle tagliate, le smorzate, il coraggio sotto rete. Ma aveva difficoltà a tenere il proprio servizio e nei momenti clou del match – la fine del primo set e il tie break del secondo. Il rimpianto vero resta proprio quello di non aver approfittato di 3 set point dell’ultimo tie break, quello dopo il quale il siciliano che Parigi ha osannato, ha capito di aver perso, ha salutato il pubblico e ha scaraventato la racchetta a terra.

“Sentire il mio nome scandito dal pubblico del Philippe Chatrier è stato magico – ha detto Cecchinato alla fine – giocavo contro un top ten ed erano tutti per me. Volevo regalare a tutti una bella impresa”. “Vado via con tanti pensieri positivi. Da lunedì sarò nei top 30, vedermi lì con tutti i migliori era il mio sogno da bambino. Ma so che posso ancora crescere”.

“Questa esperienza – ha detto il siciliano, che da lunedì salirà al 27/o posto del ranking – mi servirà. Mi porto via la consapevolezza di poter fare match alla pari con i più forti”. Thiem, dopo essersi fermato nel 2016 e nel 2017 in semifinale, sbarca per la prima volta in finale. A 24 anni è il secondo più giovane finalista del Roland Garros, meglio di lui fece soltanto, nel 2010, l’avversario che incontrerà domenica, Rafael Nadal.

(di Tullio Giannotti/ANSA)