Il nuovo ministro degli Esteri e la nostra realtà

Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Affari esteri
Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Moavero, professore di Diritto Comunitario, è stato funzionario europeo ai massimi livelli e Ministro degli Affari Europei  nel governo di Mario Monti, prima, ed Enrico Letta, poi. Conosce quindi i meccanismi europei e, soprattutto, è volto assai noto nelle cancellerie del Vecchio Continente. Inoltre, pur senza far parte della Farnesina, sa bene come disbrigarsi nei suoi meandri e come si “cucina” la politica internazionale. 

Il nuovo ministro si trova oggi di fronte ad una realtà complessa e dinamica nella quale, come in un puzzle, s’incastrano gli oltre quattro milioni di cittadini italiani all’estero.

Si vive oggi un nuovo fenomeno migratorio. E’ una diaspora assai diversa da quella che caratterizzò l’Italia di inizio del secolo scorso o dell’immediato dopoguerra. La nuova emigrazione è rappresentata non da operai e contadini ma da professionisti capaci; non da manovalanza ma da ricercatori e scientifici formatisi nelle università più prestigiose del Paese. E’ un valore aggiunto, quindi, che lascia l’Italia per arricchire altre nazioni. Ma anche una nuova risorsa sulla quale l’Italia potrà contare per portare avanti le strategie di politica internazionale.

Come sostiene il Cgie, oggi c’è bisogno in Italia di “una rinnovata politica inserita nel progetto di società e di governo per valorizzare quelle già straordinarie potenzialità, che contribuiscono in termini economici, sociali, culturali e scientifici a potenziare il suo soft power”.

Ma, nello stesso tempo, non si possono né si devono dimenticare i paesi in cui le nostre comunità vivono le conseguenze di crisi istituzionali, politiche ed economiche di vaste proporzioni. E’ questo il caso del Venezuela. Il Paese, in passato oasi democratica proiettata verso lo sviluppo e il benessere, è oggi immerso in una crisi politica, economica e di valori mai vista e non comparabile con altre vissute nel continente americano. Come si sottolinea in un comunicato della nostra Ambasciata, la richiesta di servizi consolari cresce mentre si assiste a “una sensibile riduzione del personale di servizio nel corso degli ultimi anni”. Tanti i nostri giovani, figli e nipoti di immigrati italiani, per lo più professionisti altamente qualificati, che lasciano il Paese in cerca di un futuro migliore. Farebbe bene l’Italia a rivolgere loro un’attenzione particolare in quanto rappresentano un valore aggiunto che altre nazioni hanno già dimostrato di apprezzare.

Sarà difficile per il nuovo ministro conciliare nuove e vecchie realtà; le esigenze delle comunità che vivono in paesi sviluppati con quelle di chi deve sopravvivere tra mille difficoltà. In questo contesto, sarebbe di grande aiuto l’istituzione di una Commissione Parlamentare Bicamerale che, come spiega il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero nella lettera di “benvenuto” al nuovo ministro insediatosi alla Farnesina, “lavori espressamente per regolamentare gli aspetti essenziali tesi a governare la vita delle comunità italiane” all’estero e che, aggiungiamo, possa essere d’aiuto all’operato di chi ha la responsabilità di disegnare la politica estera italiana.

Non resta che augurarci che nell’agenda del nuovo ministro le nostre comunità siano intese non come zavorra per lo sviluppo dell’Italia ma per quello che in effetti sono, soggetti capaci di contribuirvi con forza e a pieno titolo.

Mauro Bafile