Ministro Savona: “Non esiste piano B, l’euro indispensabile”

L'economista Paolo Savona durante una conferenza espone le proprie idee.
Paolo Savona

ROMA. – “Non sono più un appestato, ora mi parlano…”. Alla sua prima uscita pubblica, di fronte a una folta platea di giornalisti stranieri e italiani, il ministro per gli Affari europei Paolo Savona sembra prendere fiato dopo settimane vissute nell’occhio del ciclone tra accuse, attacchi e tensioni con il Quirinale.

E lo fa proprio in occasione della presentazione della controversa autobiografia ‘Come un incubo e come un sogno’, il libro che avrebbe ‘spaventato’ gli investitori e convinto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a non concedere all’ex ministro di Ciampi la poltrona dell’Economia.

All’associazione della stampa estera in pieno centro a Roma, dove arriva a piedi, l’economista 82enne mette subito in chiaro che non romperà il voto del silenzio sulla sua attività di ministro prima di aver studiato i dossier “complessi e delicati” in vista del Vertice europeo di fine giugno. Prima, sottolinea, che sia deciso “l’orientamento del governo sui problemi da affrontare”.

Ma poi non si sottrae alle tante domande dei giornalisti stranieri ai quali chiede persino una mano per fare sì che il governo Conte possa lavorare bene. D’altra parte, questo è il filo conduttore dell’ora e mezza di conversazione con i giornalisti, Savona è un “tecnico che metterà soluzione tecniche sul tavolo del governo”.

E da tecnico, l’economista ribadisce la sua visione dell’Europa. “Non solo l’euro ha aspetti positivi ma indispensabili. Se vuoi un mercato unico, devi avere una moneta unica”, ribadisce il ministro, premettendo che non ci sono “rassicurazioni” da dare all’Ue perché il problema è stato creato dai media. Certo, tiene a sottolineare, “la costruzione europea è una costruzione limitata e va perfezionata”. E “l’Italia nel ’92 doveva chiedere la clausola dell’opt-out, come gli inglesi, poi prepararsi e entrare nell’euro”.

Eppure, qualche rassicurazione il neo ministro per gli Affari europei l’ha data. Soprattutto ai tanti giornalisti tedeschi che gli chiedevano conto delle posizioni dure espresse nel suo libro nei confronti della Germania. “Ho sempre sostenuto che la Germania è un grande paese, nondimeno mi riservo di criticarla, una critica costruttiva che serva a migliorare l’Europa”, sottolinea.

Non risponde invece sulle questioni di politica economica (“chiedetelo al ministro Tria”), né sulla crisi dei migranti (“per fortuna non mi occupo di immigrazione”) ma per il resto si mostra disponibile e sciolto. Si irrigidisce solo quando un cronista italiano gli nomina il famigerato ‘piano B’, citato nella sua autobiografia. “Non esiste”, risponde secco.

E tradisce un sentimento di amarezza quando rivendica di non aver “abiurato” le sue idee pur di prendersi il ministero dell’Economia. O quando si paragona ad Ulisse, in balia di Scilla e Cariddi. Come l’eroe cantato da Omero, “mi sono attaccato al palo della nave. Ora mi parlano, non sono più un appestato…”.

(di Benedetta Guerrera/ANSA)

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