Sace stima +5,8% l’export nel 2018, ma incombe guerra dazi

Container pronti per l'imbarco e l'esportazione.
Export: volumi a 540 miliardi nel 2021.

MILANO. – “L’export è stato l’unico motore di crescita per l’economia italiana negli ultimi sette anni” e il 2017 “è stato un anno d’oro”, con un incremento di 31 miliardi di euro, il 7,4% in più rispetto al 2016. Un trend che non si esaurirà. Le esportazioni italiane aumenteranno del 5,8% nel 2018 e poi con una media annua del 4,5% fino al 2021, quando supereranno i 540 miliardi di euro.

Illustrando ‘Keep Calm & Made in Italy’, l’ultimo Rapporto sull’export di Sace Simest (Gruppo Cdp), il direttore studi e comunicazione, Roberta Marracino, ha confessato di vedere “il bicchiere mezzo pieno”. I rischi però non mancano, e sono di due ordini. Il primo è legato ai dazi: “Un freno importante – ha spiegato Marracino – potrebbe arrivare da un’eventuale guerra commerciale. A questo rischio noi attribuiamo una probabilità bassa, fra il 5% e il 10%. Ma gli effetti potrebbero essere molto forti”.

La crescita globale rallenterebbe al 2,8% nel 2018. L’export italiano risentirebbe del calo della domanda dei Paesi più interessati dalle misure – Stati Uniti e Messico in primis – perdendo quasi due punti percentuali nel 2018 (da 5,8% a 3,9%) e oltre 3,5 punti l’anno successivo (da 5,2% a 1,6%).

L’altro fattore da tenere sott’occhio è il cambio. “Un aumento dell’euro sul dollaro del 10% – ha ricordato Roberta Marracino – corrisponde a una riduzione del volume dell’export dell’1,6%”. Nel 2018 si confermano cruciali per l’export italiano i mercati che hanno trainato la volata del 2017. La performance migliore è attesa dall’Asia (+8,4%), con Cina, India e Indonesia in prima linea.

Poi c’è l’America Latina (+7,5%), con una ripresa degli scambi con il Brasile. A seguire l’Europa emergente (+7,0%), in primis la Russia, pur con tutte le cautele legate al tema delle sanzioni internazionali. Positive le prospettive anche nel Nord America (6,1%), nell’Africa Subsahariana (+5,4%), nell’Europa avanzata (+4,8%) e in Medio Oriente e Nord Africa (+4,7%).

Fra i nuovi mercati promettenti ci sono Colombia, Filippine e Marocco. “Gli investimenti in infrastrutture – ha concluso il direttore area studi e comunicazione di Sace – soprattutto in ambito portuale, marittimo e del trasporto intermodale sono indispensabili e potrebbero consentirci di recuperare ogni anno 70 miliardi di euro di export”.