Da Gela a Ilva, per inquinamento 12mila morti in otto anni

Impianti industriali inquinanti.
In 45 siti rischio più alto della media,

ROMA. – Da Taranto, con le acciaierie dell’Ilva, alla città di Casale Monferrato ‘imbiancata’ dall’eternit. Da Gela, con le sue raffinerie, al litorale flegreo, con le sue discariche incontrollate di rifiuti pericolosi. Chi vive nei siti contaminati ha un rischio di morte più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale. E questo, in un periodo di 8 anni, si è tradotto in un eccesso di mortalità pari a 11.992 persone, di cui 5.285 per tumori e 3.632 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio. E vivere in siti contaminati comporta anche un aumento di tumori maligni del 9% nella fascia di età tra 0 a 24 anni.

E’ quanto emerge dai dati relativi a 45 siti di interesse per le bonifiche inclusi nella nuova edizione dello studio Sentieri, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). I dati sono stati presentati in via preliminare al workshop “Un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati”, tenutosi presso il Ministero della Salute.

In 360 pagine, il rapporto Sentieri esplora caratteristiche e problematiche di 45 Siti di Interesse Nazionale o Regionale (SIN/SIR) presenti in tutta Italia. Aree in cui vivono complessivamente 6 milioni di persone, residenti in 319 comuni. In queste aree, nell’arco di tempo tra il 2006 e il 2013, ha illustrato Amerigo Zona, primo ricercatore dell’Iss, “è stato osservato, rispetto alle attese, un eccesso di mortalità per tutte le cause di 5.267 casi negli uomini e 6.725 nelle donne”.

Dai 28 Siti di Interesse Nazionale in cui è attivo anche il registro tumori, emerge anche che tra 0 e 24 anni, “l’eccesso di incidenza” di tumori rispetto a coetanei che vivono in zone considerate ‘non a rischio’ tocca punte del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, 66% per le leucemie mieloidi acute.

“Una maggiore incidenza di patologie oncologiche rispetto alle attese riguarda anche i giovani tra 20 e 29 anni residenti nelle aree a rischio e tra cui si riscontra un eccesso del 50% di linfomi Non-Hodgkin e del 36% di tumori del testicolo”, spiega all’ANSA Ivano Iavarone, primo ricercatore Iss.

Per quanto riguarda, in generale, le ospedalizzazioni dei più piccoli, “l’eccesso è del 6-8% di bimbi e ragazzi ricoverati per qualsiasi tipo di malattia rispetto ai loro coetanei residenti in zone non contaminate”. E un eccesso tra l’8 e il 16% di incidenza di malattie respiratorie acute ed asma tra i bambini e i giovani.

“Sono numeri degni di nota e nel complesso tracciano un quadro coerente con quello emerso dalle precedenti rilevazioni. Questo significa che non vi è stato ancora un generale miglioramento della situazione della contaminazione ambientale a livello nazionale”, spiega Pietro Comba, responsabile scientifico del progetto Sentieri.

Di fatto, commenta il presidente dell’Iss Walter Ricciardi c’è “un’Italia a due velocità anche per quello che riguarda le bonifiche dei siti contaminati da inquinanti industriali. Al Nord negli ultimi anni si è fatto molto, nel Mezzogiorno invece sono stati accumulati ritardi enormi”.

(di Livia Parisi/ANSA)