Pallotta: “Stadio da fare o arrivederci a Boston”

Pallotta seduto in tribuna durante una partita della Roma.
Pallotta seduto in tribuna durante una partita della Roma.

ROMA. – “La Roma ha fatto tutto per bene: lo stadio si deve fare, non vedo perché no. E se il progetto è fermato, vorrà dire che mi venite a trovare a Boston..”. Il sogno di giocare presto nel proprio stadio rischia di rimanere tale per la Roma, anche a sentire il suo presidente James Pallotta.

L’iter relativo all’impianto da costruire a Tor di Valle sta per subire infatti un brusco stop dopo i clamoroso sviluppi dell’inchiesta della Procura di Roma – che ha portato a nove arresti e 16 indagati – su una presunta corruzione nell’ambito della variante del progetto licenziato nel febbraio dello scorso anno col taglio del 50% delle cubature rispetto al progetto iniziale.

Pallotta, in vacanza in questi giorni nella Capitale, assicura la totale estraneità del club giallorosso, ma la vicenda non potrà non avere ripercussioni sulla società di Trigoria, che proprio con lo stadio puntava a ridurre il gap in termini di ricavi dalle big del calcio europeo.

“Non sono preoccupato da queste notizie, non riguardano la Roma e tutto ciò non avrà alcuna influenza sullo stadio. Tutto è stato trasparente – sottolinea Pallotta parlando dall’hotel situato a due passi da Piazza del Popolo in cui soggiorna abitualmente quando si trova nella Capitale -. Se ho sentito Parnasi? Non credo ci sia il cellulare in carcere, non ho parlato con nessuno. Dal mio punto di vista la Roma non c’entra, costruiremo lo stadio. Tutti lo vogliono, costruiamolo”.

E il primo a volerlo è ovviamente il presidente che finora ha già investito quasi 70 milioni di euro in un progetto su cui ora campeggia un grande punto interrogativo. “I tifosi sono preoccupati che possa vendere? Non l’ho mai detto. Solo in caso di ritardi, ma non vedo perché debbano esserci visto che il club non ha fatto niente di male” risponde Pallotta, aggiungendo però una battuta che lascia intendere un disimpegno già evocato nel giorno dell’addio al calcio di Totti: “Cosa accadrà se l’inchiesta fermerà l’iter? Vorrà dire che verrete a trovarmi a Boston…”.

Uno stop definitivo d’altronde manderebbe in fumo i milioni tirati fuori finora scrivendo la parola fine su un business che avrebbe portato al club indubbi vantaggi economici. In assenza dei ricavi da stadio, infatti, i conti di Trigoria continueranno a dipendere esclusivamente dalle entrate provenienti dall’Uefa (strettamente legate ai risultati della squadra in Champions League), dai diritti tv e dalle plusvalenze dei calciatori in rosa.

In sostanza la Roma resterebbe ferma al palo dopo aver immaginato di potersela giocare ad armi pari non solo con la Juventus, ma anche con le altre grandi società d’Europa. E resterebbe a giocare all’Olimpico continuando a pagare l’affitto al Coni. L’ultimo accordo, siglato nell’agosto dello scorso anno, prevede l’utilizzo dello stadio per quattro stagioni (fino al 2021) per un importo complessivo di circa 12 milioni di euro.

Nel contratto, tuttavia, è presente il diritto di recesso da esercitarsi al termine del 2019-20, stagione che nelle ottimistiche previsioni iniziali doveva essere l’ultima della Roma all’Olimpico permettendo così di risparmiare i 3 milioni dovuti all’ultimo anno d’affitto.