Governo: M5S e Lega, duello su nomine e deleghe

Ill tavolo del Consiglio dei ministri seduti al loro posto.
Giuseppe Conte presiede la seduta del Consiglio dei Ministri (ANSA)

ROMA. – Vertici delle partecipate, delle Authority, presidenze delle commissioni parlamentari, comprese quelle bicamerali e di controllo, e assegnazione delle deleghe alla squadra di viceministri e sottosegretari: si tratta di un puzzle da decine di poltrone da riempire da qui alla fine dell’anno. Il primo tassello che dovrebbe andare a posto è proprio quello della suddivisione dei compiti alla pattuglia del nuovo Esecutivo giallo-verde.

Se quelle ai ministeri senza portafoglio sono state conferite, adesso i riflettori sono puntati però maggiormente sui dicasteri ‘pesanti’ e che potrebbero essere assegnate nei prossimi giorni: la delega dei conti pubblici, e dunque il compito di occuparsi della prossima legge di Bilancio in Parlamento, dovrebbe essere affidata alla viceministra Laura Castelli (M5S) mentre a Massimo Garavaglia (Lega) dovrebbe toccare il fisco; sempre a via XX Settembre il sottosegretario 5S Alessio Villarosa dovrebbe averla spuntata sul collega, leghista, Massimo Bitonci e occuparsi di giochi.

Ancora aperta anche la partita dei vertici della macchina amministrativa di Palazzo Chigi. Resta infatti da scegliere il segretario generale, sui cui non vi sarebbe ancora condivisione tra il premier, che vedrebbe con favore Giuseppe Busia, e i vicepremier.

Passando dal governo al Parlamento, la prossima settimana sarà quella decisiva, così come chiesto anche dal presidente di Montecitorio Roberto Fico, per rendere operative le commissioni parlamentari e scegliere quindi componenti e presidenti.

Anche qui un’intesa sarebbe stata trovata sulle commissioni Bilancio e Finanze che alla Camera vedrebbero ai vertici, rispettivamente, Claudio Borghi della Lega e Carla Ruocco del M5S mentre al Senato sarebbero in pole il pentastellato Daniele Pesco e il leghista Alberto Bagnai. Un accordo che testimonia il metodo condiviso da i due partiti di maggioranza, quello dell’alternanza.

Tra le commissioni chiave, la Affari costituzionali a Montecitorio potrebbe essere guidata da Fabiana Dadone mentre al Senato si fa il nome di Stefano Borghesi (in alternativa Gianluca Perilli dei 5S); alla Camera poi a coordinare i lavori delle commissioni Giustizia potrebbe essere il deputato Andrea Giaccone (Lega) mentre per la commissione Esteri si fa il nome di Marta Grande (ma al Senato potrebbe reclamarla il 5S Vito Petrocelli); l’Agricoltura potrebbe essere affidata a Dedalo Pignatone o in alternativa a Barbara Saltamartini, le Politiche Ue a Sergio Battelli. Ci sono poi le Giunte: sempre a Montecitorio quella per le elezioni vedrebbe in pole Francesco Paolo Sisto (Fi).

Resta anche il nodo, tutto politico, della guida delle commissioni che per prassi vanno alle opposizioni: la Vigilanza Rai e il Copasir, e che in uno schema iniziale toccherebbero a Fi e al Pd, con Maurizio Gasparri o Paolo Romani e Lorenzo Guerini.

I due partiti di opposizione proprio per cercare di venire a capo del risiko legato anche alla spartizione delle vicepresidenze hanno anche già fatto una riunione mandando su tutte le furie Fdi, che insiste nel reclamare il Copasir nonostante abbia conquistato una vicepresidenza di Montecitorio.

Infine, la partita delle partecipate, da Cdp alla Rai. In questo caso la scadenza è per fine giugno: Cassa depositi e prestiti ha infatti rinviato di qualche giorno la presentazione della lista per il Cda: in pole resta il tandem Massimo Tononi-Massimo Sarmi per la presidenza e il ruolo di amministratore delegato, anche se c’è chi non esclude che l’ex ad di Poste alla fine salti lasciando il posto a Fabrizio Palermo. In sospeso anche il ricambio dei vertici dei servizi segreti.

(di Chiara Scalise/ANSA)