Sulle imprese italiane lo spettro dei dazi, incognita consumi

Container sospeso da una gru per l'imbarco su una nave.
Container per l'export.

ROMA. – L’escalation sui dazi, tra minacce e contromosse, sembra avere minato anche la fiducia delle imprese italiane. E nei numeri dell’Istat iniziano a vedersi i primi effetti concreti. Il ripiegamento segnato dal fatturato e soprattutto dagli ordinativi dell’industria ad aprile non può che alimentare l’allarme. Sulle commesse, che preannunciano il giro d’affari dei prossimi mesi, non ci sono poi tanti dubbi: il calo segnato nell’ultimo mese è dovuto principalmente alla cattiva raccolta fuori confine.

La ripresa sembra affidata così alle sorti del mercato interno. Ma, come hanno già fatto capire i dati del Pil sul primo trimestre, gli investimenti non tirano più come prima. Tutto sulle spalle dei consumi quindi, con l’incognita però che anche la loro spinta possa venire meno. L’incertezza, infatti, ormai serpeggia tra le famiglie. Inoltre i prezzi in rialzo potrebbero non aiutare.

Ecco che l’Istat tira le somme sulle vendite piazzate dalle aziende italiane negli ultimi tre mesi registrando “una flessione congiunturale”. Il risultato è che dopo la rimonta del 2017 la curva della manifattura torna di nuovo a guardare verso il basso. Per gli ordini lo scarto dal picco pre-crisi, toccato alla fine dello scorso anno, è ancora più ampio. Il 2018 è insomma iniziato male e non sembra ritrovare più la giusta strada.

Le altre statistiche non confortano. Lo stesso Istituto di statistica nell’ultima nota mensile ha parlato di una chiara frenata dei ritmi dell’economia italiana. La fiducia delle imprese è ai minimi da oltre un anno e a maggio anche quella dei consumatori ha segnato un crollo. A proposito, neppure l’ultima rilevazione sul commercio al dettaglio è andata bene. Ma sono le tensioni sul commercio internazionale a impensierire di più.

Il rischio di una guerra dei dazi riprende quota visto l’annuncio degli Usa sul Made in China e lo strappo che si è consumato al G7. D’altra parte l’Italia non è l’unica a pagare le conseguenze di un clima rovente. La Germania da due mesi registra cali oltre le attese sul fronte degli ordinativi. Il pericolo è quello di incappare in un effetto domino con conseguenze difficilmente prevedibili.

Di certo, se si ferma la locomotiva tedesca le esportazioni tricolore non potrebbero che incassare il colpo, acuendo un calo già visibile.

(di Marianna Berti/ANSA)

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