La locomotiva tedesca frena, Bundesbank taglia le stime del Pil

Catena di montaggio di un'industria automobilistica tedesca
Catena di montaggio di un'industria automobilistica tedesca. (Archivio)

BERLINO. – La Germania cresce ancora ma meno del previsto e più lentamente, è questa in estrema sintesi la previsione della banca centrale tedesca che oggi ha tagliato le stime della crescita del 2018 di un 0,5%, nel Rapporto sulle prospettive di crescita per i prossimi tre anni. A incidere sul clima di incertezza c’è la guerra commerciale con gli Stati Uniti e l’instabilità politica nell’eurozona, che potrebbe riaccendere la crisi del debito sovrano in alcuni paesi, tra i quali l’Italia.

Secondo le previsioni della Bundesbank, la crescita del Pil tedesco per quest’anno va rivista al ribasso, cioè al 2% rispetto al 2,5% stimato a dicembre, mentre le previsioni per il futuro, vanno riviste al rialzo, con una crescita dell’1,9% per il 2019 (nelle stime di dicembre era dell’1,7%) e per il 2020 dell’1,6% (sei mesi fa era dell’1,5%).

“I fattori di insicurezza per la prospettiva dell’economia tedesca sono da classificare come decisamente maggiori di prima”, ha affermato il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, presentando il rapporto. Quali sono questi fattori nello specifico?

Tra i fattori esterni ci sono i dazi doganali con gli Stati Uniti, che potrebbero incidere pesantemente sull’export delle imprese tedesche, la perdurante incertezza su Brexit, la situazione geopolitica in Medio Oriente e alcuni “fattori politici” che “potrebbero portare ad una nuova recrudescenza della crisi del debito sovrano in alcuni stati dell’eurozona” e “che potrebbero portare a turbolenze del mercato finanziario e a conseguenze negative sull’economia reale anche in Germania”, si legge nel rapporto della Bundesbank.

Rimangono poi gli storici fattori di debolezza tedesca come la mancanza di forza lavoro specializzata, che rallenta la crescita dell’occupazione, a cui si aggiunge il timore per un rallentamento del consumo privato. L’insieme di questi prospettive non brillanti, sostiene Handelsblatt, superano i vantaggi di una politica fiscale prevedibilmente espansiva.

I consumatori in Germania, prosegue la banca centrale, si dovranno aspettare un leggero aumento dell’inflazione, che potrebbe raggiungere quest’anno l’1,8%. “Nel suo insieme risulta un’immagine di una perdurante fase di congiuntura favorevole” per la Germania, sostiene Weidmann.

Nonostante l’ottimismo del presidente della Banca centrale, il taglio delle stime sul Pil di Bundesbank si allinea con i dati usciti nei giorni scorsi: il DIW, l’Istituto economico tedesco, pochi giorni fa ha tagliato le stime sul Pil da 2,4% all’1,9% e l’indice ZEW, che misura la fiducia degli investitori, ha segnato a giugno un -16 mentre l’attesa degli economisti era di un -14.

(di Uski Audino/ANSA)

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