Mondiali: il Messico pazzo per Osorio, ct clandestino

ROMA. – Tutti pazzi per Osorio, il ct ‘clandestino’ che ora il Messico osanna. Lo aveva preso in giro per le sue bizarre scelte, oltre che per l’origine non autoctona, ora lo applaude con un soprannome esplicito, che la squadra gli aveva dato: El Profe. “A 26 anni lasciai il calcio giocato e me sono andato negli Usa per studiare. Poi però, finiti i corsi, per un periodo ho vissuto senza documenti e permesso di soggiorno. Quindi conosco quella situazione, la stessa di tanti messicani che vivono così negli States: ai Mondiali dovremo vincere anche per loro”.

Juan Carlos Osorio, colombiano di 57 anni la cui presenza sulla panchina del ‘Tri’ ha scatenato in passato aspre polemiche (non si accettava il fatto che il ct fosse straniero), è l’eroe del giorno. Alla guida del Messico ha battuto la Germania campione in carica allenata da quel Loew che, con i suoi 3,8 milioni all’anno è il commissario tecnico più pagato di Russia 2018.

Ma Osorio non lo invidia per i soldi, i suoi valori sono altri visto che in passato, quand’era un clandestino, ha fatto anche il muratore. Poi ha avuto la fortuna di riprendere a studiare scienze motorie a Liverpool e di lavorare come preparatore atletico al Manchester City. A quei tempi ebbe la fortuna, lo racconta spesso, di conoscere il ‘santone’ dell’altra squadra cittadina, Sir Alex Ferguson, che gli fece scoprire un altro modo di concepire il calcio, “e anche – racconta adesso Osorio – l’importanza del turn over”.

Concetto che poi lui ha portato all’esasperazione, fino al punto da meritarsi in Messico il soprannome di ‘el Recreacionista’, per la smania di concepire strane alchimie tattiche, come le partitelle di allenamento dodici contro dodici, e i continui cambi di formazione, 46 in altrettante partite: in pratica, non ha mai schierato la stessa formazione per due volte di seguito.

In realtà qualche punto fermo ce l’ha, come il giovane talento Lozano che ieri ha segnato alla Germania, e il difensore Salcedo, che prima di diventare calciatore ha tentato per tre volte di superare i muri che dividono il suo paese dagli Usa. I continui cambi di schieramento non gli hanno mai alienato le simpatie dei suoi, pronti ad immolarsi per lui e convinti della bontà delle idee di quel tecnico che chiamano ‘el profe’, il professore. Lo stimano al punto da pretenderne, due anni fa, la conferma anche dopo il disastro del 7-0 contro il Cile in Coppa America.

Osorio ricambia con la forza dei risultati e proteggendo i suoi anche contro l’evidenza di certi fatti: poco prima dell’inizio di questi Mondiali, nel giorno di riposo, otto dei convocati (Ochoa, i due fratelli Dos Santos, Salcedo, Herrera, Gallardo, Jimenez e Fabian) ne hanno approfittato per celebrare il compleanno di uno di loro scatenandosi in un festino con trenta escort. ‘Pizzicati’ dalla stampa scandalistica, si sono ritrovati al centro di una bufera, ma ‘el Profe’ li ha difesi a spada tratta, anche con le mogli. Loro hanno ricambiato con il comportamento sul campo, a spese dei tedeschi.

“Ora però dobbiamo riposarci e pensare ai prossimi impegni – avverte Osorio -: la Corea del Sud è un’avversaria temibile, e ancor di più lo sarà la Svezia. Ha eliminato l’Italia, non so se mi spiego, quindi dovremo prenderla con le molle”. Ma per Jonathan Dos Santos il problema non si pone: “basta mettere in pratica alla lettera gli insegnamenti del Profe”.