Commissioni al via, ma impasse Copasir e Vigilanza Rai

Beppe Grillo durante il presidio organizzato davanti alla sede Rai di Viale Mazzini, Roma
In una foto d'archivio Beppe Grillo durante il presidio organizzato davanti alla sede Rai di Viale Mazzini, Roma

ROMA. – A quasi tre mesi dalla prima seduta delle Camere (23 marzo), in settimana si dovrebbero costituire le commissioni permanenti di Montecitorio e Palazzo Madama. Mentre resta in alto mare la trattativa per le bicamerali di garanzia, prime fra tutti Copasir e Vigilanza Rai, per sbloccare la quale potrebbero servire ancora due o tre settimane.

Per far “nascere” le quattordici commissioni permanenti di Camera e Senato l’appuntamento è stato fissato da Roberto Fico e da Elisabetta Alberti Casellati per giovedì mattina, quando si dovrebbe procedere all’elezione dei rispettivi presidenti ed uffici di presidenza. Ed è da questo momento che potrà ripartire la normale attività legislativa dopo circa 6 mesi di inattività del Parlamento (le Camere sono state sciolte il 28 dicembre).

Contestualmente, andranno “in pensione” le Commissioni speciali, che hanno esaminato, tra l’altro, il Def, il decreto legge Alitalia e quello sul terremoto. Le commissioni permanenti devono rispecchiare gli stessi rapporti di forza, in termini di consistenza, tra maggioranza ed opposizione. E l’unico ostacolo che resta ancora da superare prima di giovedì è quello che riguarda i cosiddetti “eccedentari”, cioè quei parlamentari che, indicati dai vari gruppi, risultano in eccesso rispetto alle proporzioni che si dovrebbero rispettare in ogni commissione.

Quanto alle presidenze delle 28 commissioni di merito tra Camera e Senato, il principio guida è quello dell’alternanza fra i due partiti di maggioranza: e così i vertici di quelle economiche sarebbero condotte dalla coppia gialloverde Daniele Pesco(M5S)-Claudio Borghi(Lega) per la Bilancio, mentre per la Finanze la presidenza toccherebbe a Carla Ruocco(M5S) a Montecitorio e ad Alberto Bagnai(Lega) a Palazzo Madama.

La commissione Lavoro del Senato potrebbe invece essere guidata dalla pentastellata Nunzia Catalfo, mentre alla Camera presiedere toccherebbe al leghista Andrea Giaccone. In pole per la commissione Affari Costituzionali vi sarebbe invece il tandem Fabiana Dadone (5S)-Stefano Borghesi (Lega). Il M5S, che ha già al governo un proprio esponente, Alfonso Bonafede, come Guardasigilli, dovrebbe incassare poi una doppietta nelle commissioni Giustizia: al Senato dovrebbe spuntarla Mario Giarrusso, mentre alla Camera la partita resta ancora aperta tra Giulia Sarti, Francesca Businarolo ed Andrea Colletti.

Sempre per i 5 stelle, per la commissione Esteri girano i nomi di Marta Grande o di Vito Petrocelli. L’Antimafia potrebbe invece essere presieduta da Nicola Morra. Nebbia fitta, invece, per le commissioni di garanzia. La riunione dei capigruppo di opposizione non ha portato soluzioni se non la richiesta di FdI (che ha confermato ufficialmente di essere all’opposizione) di presiedere il Copasir.

Ma anche il Pd, che avrebbe indicato Matteo Renzi tra i suoi componenti, reclama la stessa poltrona per Lorenzo Guerini. “Normalmente le opposizioni – sostiene il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci – si confrontano e trovano un accordo. Qualora si certificasse che Fdi è una forza di opposizione, ci sarà la nostra disponibilità, nell’ambito di un accordo ampio, di coinvolgerli sulle vicepresidenze ma anche sulle presidenze delle Commissioni o delle Giunte”.

A Forza Italia dovrebbe andare la Vigilanza Rai. Su quest’ultima, proprio dal ‘salotto’ di Bruno Vespa, si registra in serata una battuta che – pronunciata da Di Maio, collega dell’attuale presidente della Camera e ultimo presidente di commissione di Vigilanza – cavalca le ultime polemiche in fatto di “censimenti” lanciando però un sasso nello stagno del servizio pubblico: “Ci sono altri censimenti politici da fare”, scandisce infatti il capo politico dei 5 Stelle che individua “nei raccomandati della Pa” e soprattutto quelli in Rai i primi da cui partire. Ma, assicura, “senza alcuna azione intimidatoria” ma solo la reintroduzione di “un po’ di meritocrazia”.

(di Francesco Bongarrà/ANSA)

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