Eurogruppo a confronto su riforme e fine aiuti Grecia

Mario Draghi con il ministro dell'Economia italiano Tria.
Il Presidente della Bce Mario Draghi con il ministro dell'Economia italiano Tria. (ANSA)

LUSSEMBURGO. – In vista del summit di giovedì e venerdì prossimi l’Eurozona, attraversata da molti conflitti, prova a ritrovare compattezza almeno sulla riforma delle sue istituzioni e sulla Grecia, che deve accompagnare alla fine del programma di aiuti ad agosto assicurandosi che stia in piedi da sola.

Per Atene è un “momento storico”, sottolinea il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, ricordando che “dopo anni di difficili riforme e duro aggiustamento sarà in grado di muoversi da sola”. Ma se trovare un accordo per continuare a sostenere Atene è abbastanza scontato, dopo tutto il lavoro fatto in questi anni, sulla riforma dell’Eurozona il negoziato è solo cominciato.

La base, spiegano i ministri di Germania e Francia, è la roadmap disegnata da Merkel e Macron. Che però contiene diverse ‘trappole’ per l’Italia, destinate a sollevare profonde perplessità. E’ dal 2010 che l’Eurozona assiste la Grecia finanziariamente con tre programmi di aiuto consecutivi. In totale, i 19 Paesi dell’euro hanno sborsato oltre 240 miliardi di euro attraverso prestiti bilaterali all’inizio, e il fondo salva-Stati poi.

Un quarto programma non era previsto, né auspicato, perché il Governo greco non saprebbe come far digerire ai cittadini un nuovo Memorandum con le durissime riforme che prevede. Per questo, riportato il Paese dai dati disastrosi del 2009 (un deficit del 15% e una crescita del -4,3%) ad un quadro decisamente nella media nel 2018 (con un surplus di 0,2% e un pil del 2,5%), Europa e autorità greche hanno deciso che è tempo di tornare a camminare da soli.

La scommessa, dal 20 agosto in poi, giorno di uscita dal terzo programma, è capire se la Grecia sarà in grado di assicurare una crescita sostenibile. Le istituzioni sono ottimiste, ma allo stesso troveranno una formula per stare ‘vicino’ ai greci, e controllare che non facciano retromarce sulle riforme approvate in questi anni, dal momento che non avranno più obblighi.

Intanto emerge che la Germania è stata un grande beneficiario del programma di salvataggio della Grecia e ha guadagnato dal 2010 al 2017 in totale 2,9 miliardi dagli interessi, come è emerso dalla risposta del governo tedesco ad un’interrogazione del partito dei verdi.

Sulla riforma dell’Eurozona, l’Eurogruppo avrà il primo confronto con la road map franco-tedesca che comprende la trasformazione del fondo salva-Stati Esm in Fondo monetario europeo, il paracadute per il fondo salva-banche, ma anche una stretta sugli stock di npl e più poteri all’Esm anche di monitoraggio dei conti pubblici.

“Non è un ‘prendere o lasciare, deve essere migliorata, è aperta alla discussione tra membri, ma è un buon punto di partenza”, ha detto il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, durante un punto stampa congiunto con il ministro tedesco Olaf Scholz. Il ministro dell’economia Giovanni Tria dovrà dire la sua, prendendo posizione sul documento.

Soprattutto quella parte più delicata, che all’Italia già non piace, cioè la sorveglianza delle economie data in parte in mano all’Esm, e l’ulteriore riduzione dei rischi bancari. “Difenderemo, come è stato fatto in passato, gli interessi italiani fino in fondo”, ha detto Tria, parlando proprio del completamento dell’Unione bancaria.

(dell’inviata Chiara De Felice/ANSA)

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