Vertice Ue diventa a 16, Merkel pessimista sui migranti

Angela Merkel in primo piano e Horst Seehofer in secondo piano.
Angela Merkel e Horst Seehofer

BRUXELLES. – Si allarga a sedici il gruppo dei Paesi che domenica prenderanno parte al pre-summit convocato a Bruxelles dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker in preparazione del Consiglio europeo a fine mese. Ma le tensioni sul dossier dei migranti che stanno agitando le capitali inducono Angela Merkel, che in questa partita si sta giocando la sua stessa sopravvivenza politica, al pessimismo.

“Sappiamo che non ci sarà una soluzione a livello dei 28 Stati membri su un pacchetto d’insieme sui migranti” al vertice del 28 e 29 giugno, ha detto la cancelliera che era in Libano. L’unica strada percorribile, ha chiarito la Merkel, sembra essere piuttosto quella di accordi “bilaterali, trilaterali e multilaterali” tra i singoli paesi, da esplorare già al mini-summit di domenica a Bruxelles.

Concetti ripetuti da una portavoce della cancelleria a Berlino. “Domenica sarà un primo scambio”, ha affermato Ulrike Demmer. “Si tratterà di un incontro di lavoro e di consultazione per trovare intese bilaterali, trilaterali e multilaterali”, ma “nessuna dichiarazione finale è prevista”.

In questo scenario allarmante per l’Europa, e nel mezzo di un nuovo ‘caso Aquarius’ con la nave Lifeline respinta per ora sia da Malta che dall’Italia, procede in queste ore frenetico il lavoro degli sherpa a Bruxelles intenti a limare almeno una base di discussione da portare al tavolo su centri di sbarco, confini esterni e movimenti secondari, dopo che due giorni fa era stata accantonata la prima bozza per l’irritazione espressa dall’Italia.

Roma si era opposta sul punto dei movimenti secondari dei migranti, sul quale Berlino insisteva, e aveva puntato i piedi chiedendo che venisse affrontata prima la questione degli sbarchi nei Paesi di primo approdo. Da parte sua l’esecutivo comunitario ha sottolineato che con l’avvicinarsi del Consiglio europeo “adesso si devono fare avanzare le cose e non attendere”.

La Commissione ha sottolineato di avere “una strategia molto complessa che ha diversi elementi sul piano interno ed esterno” e che “su molti di questi elementi sono stati fatti dei progressi, mentre su altri i passi avanti non sono ancora sufficienti”. Motivo per cui “si terrà domenica l’incontro”. Un meeting per ora allargato a sedici Paesi, ma che è “aperto a tutti” e dove “nessuno è escluso”, ha proseguito un portavoce della Commissione europea, dove “tutti sono invitati a questo processo in corso e nessuno è obbligato a parteciparvi”.

Oltre all’Italia domenica saranno presenti anche i capi di Stato e di governo di Belgio, Olanda, Grecia, Spagna, Malta, Germania, Francia, Bulgaria, Austria, Croazia, Slovenia, Danimarca, Finlandia, Svezia e Lussemburgo. Tra i corridoi di Palazzo Berlaymont c’è la speranza che si possa trovare un’intesa, anche minima, e non si esclude che altri Stati membri possano accettare l’invito di domenica.

Sicuramente assenti, almeno per ora, i quattro Paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) che hanno boicottato il summit definendolo “incomprensibile”. E in vista del Consiglio del 28 e 29 prosegue parallelamente il tour delle capitali europee di Donald Tusk, che oggi è stato prima a Vienna, dove ha incontrato il cancelliere Kurz, e poi a Budapest con Orban. Lunedì sarà a Parigi per vedere Macron, e poi a Londra con la May. Martedì l’ultimo confronto con Merkel.

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