Crisi migranti senza fine anche in Usa, caos Casa Bianca

La fissar lady indossa il giaccone con la scritta la scritta 'I really don't care. Do U?'
La scritta 'I really don't care. Do U?' sul suo giaccone ha dato vita al movimento 'I really care. Do U?', con magliette e capi di abbigliamento.

NEW YORK. – L’emergenza migranti continua al confine fra Stati Uniti e Messico. Il decreto del presidente Donald Trump per riunire le famiglie non ha portato ancora effetti concreti, traducendosi per ora solo in confusione e in una spaccatura all’interno della Casa Bianca. Trump intanto scarica la palla al Congresso, ritenuto l’unico che può agire e risolvere la situazione, e attacca i democratici ‘ostruzionisti’ che bloccano qualsiasi iniziativa che possa sbloccare la crisi.

Da mercoledì, quando Trump ha firmato il decreto, solo 500 famiglie sono state riunite: si tratta di quelle sotto l’autorità del Customs and Border Protection, che si occupa degli immigrati prima del loro trasferimento ad altre agenzie e che, per legge, può trattenere bambini senza i loro genitori per al massimo 72 ore. Le altre migliaia di famiglie fermate restano invece nel limbo, senza certezze su quello che potrà accadere. Un’incertezza dovuta alla confusione e alle battaglie interne al governo federale, colto di sorpresa dal decreto di Trump.

Solo 24 ore prima della firma, l’ordine chiaro inviato dalla Casa Bianca era infatti quello di procedere con le separazioni, considerate dal presidente un deterrente per l’immigrazione illegale che “piace ai suoi sostenitori”.

Poi l’inversione di marcia: le famiglie vanno riunite senza però abbandonare la politica della ‘tolleranza zero’. Due concetti che, secondo diverse agenzie governative, si scontrano lasciando gli agenti a interrogarsi su come procedere. Da qui la confusione al confine e l’inizio della battaglia interna all’amministrazione, molto simile a quella scattata dopo il bando agli arrivi dai paesi musulmani all’inizio del 2017.

Una soluzione all’orizzonte al momento non si intravede, fra le difficoltà degli agenti e del personale sul campo a capire come poter riunire famiglie che ormai si trovano in aree opposte del Paese. Una situazione politicamente intricata per la Casa Bianca e i repubblicani in vista delle elezioni di medio termine e del fatto che – secondo l’ultimo sondaggio Gallup – tre americani su quattro ritengono l’immigrazione ”positiva” per gli Usa.

Incurante delle critiche, Trump va avanti per la sua strada. Il presidente parla di crisi ”dell’immigrazione illegale al confine” e scarica la responsabilità sui democratici, che ”non vogliono un confine sicuro, e non hanno problemi con il crimine”. Per loro – è l’accusa di Trump – l’importante è rilasciare gli immigrati illegali, non importa se sono ”killer o ladri”. ”Non vogliono confini sicuri, ma non possiamo avere confini aperti per tutte le famiglie e i minori illegali. Dobbiamo avere regole” aggiunge il presidente.

Le polemiche però non accennano a placarsi, con le immagini e le registrazioni dei bimbi allontanati dai loro genitori che scuotono l’opinione pubblica. Una delle ‘vittime’ della rabbia contro le separazioni è la sua portavoce di Trump, Sarah Huckabee Sanders, cacciata da un ristorante perché lavora per il presidente.

Non si fermano le polemiche neanche sulla giacca indossata da Melania Trump durante la sua visita in Texas: la scritta ‘I really don’t care. Do U?’ sul suo giaccone ha dato vita al movimento ‘I really care. Do U?’, con magliette e capi di abbigliamento. Ma a chi fosse indirizzato il messaggio della First Lady resta ancora il mistero.

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