Trump minaccia la Ue, quasi pronti i dazi sulle auto

Dazi: Catena di montaggio della Harley-Davidson
Catena di montaggio della Harley-Davidson. (ANSA)

NEW YORK. – La guerra dei dazi non si ferma. Donald Trump l’ha dichiarata al mondo intero e su Twitter torna a minacciare l’Europa con lo spettro di una nuova offensiva sulle auto, dopo quella su acciaio e alluminio: “Stiamo finendo il lavoro”, il suo avvertimento a Bruxelles che non sembra per ora avere intenzione di volersi sedere al tavolo e trattare: “Nessun dialogo”, assicura la commissaria al Commercio Cecilia Malmstroem.

Anzi: la Commissione europea potrebbe rilanciare con nuove ‘contro tariffe’ a metà luglio. E dopo aver colpito simboli del made in Usa come i jeans Levi’s e le motociclette della Harley-Davidson potrebbe a sua volta prendere di mira l’import di acciaio americano.

Dunque tra le due sponde dell’Atlantico, a pochi giorni dall’arrivo di Trump in Europa, i nervi restano più che mai tesi. Per non parlare del rischio escalation con Pechino, da dove arrivano reazioni di fuoco per rispondere agli affondi dell’inquilino della Casa Bianca.

“Risponderemo colpo su colpo”, ha ammonito il presidente cinese Xi Jinping: “Nell’Occidente avete nozione che se qualcuno vi colpisce sulla guancia sinistra voi porgete l’altra. Nella nostra cultura noi tiriamo un pugno”, ha aggiunto Xi, con buona pace delle relazioni personali speciali che con lui vanta il tycoon.

Intanto quest’ultimo non ha affatto gradito il fronte interno aperto proprio dalla Harley-Davidson, che dopo la rappresaglia della Unione europea ha annunciato il trasferimento di alcune sue attività all’estero, per evitare un aumento spropositato delle moto da vendere nel Vecchio Continente: secondo i calcoli del gruppo, circa 2.200 dollari in più su ogni modello.

Trump è una furia. “Una Harley Davidson non dovrebbe mai essere costruita in un altro Paese”, ha twittato, evocando addirittura una rivolta di dipendenti e dei clienti dell’iconico brand, e minacciando di farla pagare molto cara alla casa motociclistica di Milwaukee: “Sarà l’inizio della fine, saranno tassati come mai prima”.

E dire che solo alcuni mesi fa Trump si faceva fotografare ammirato tra due modelli di Harley, dopo aver ricevuto i vertici della società alla Casa Bianca. In quell’occasione lo storico marchio veniva arruolato dal tycoon nel grande progetto ‘trumpiano’ riassunto nello slogan del ‘Make America Great Again’: oggi per il presidente americano i dazi sono solo una scusa della decisione di delocalizzare della Harley.

Per molti osservatori è invece la punta di un iceberg, il segnale di una grande preoccupazione e di un forte disagio di molti produttori americani. Produttori che temono lo scenario sempre più concreto di un conflitto commerciale su scala mondiale. Qualche preoccupazione comincia a serpeggiare anche a Motor City, con le ‘Big Three’ di Detroit (Ford, Gm e Fiat Chrysler) che potrebbero subire contraccolpi da una eventuale decisione di Trump di affondare sulle auto europee ed asiatiche.

Anche se a gettare acqua sul fuoco ci pensa il numero uno di Fca Sergio Marchionne: “Capisco la posizione di Trump, politicamente la capisco”, i dazi “non sono la fine del mondo. E’ un problema da gestire: tutto è gestibile”. Però, suggerisce Marchionne, “bisogna stare molto attenti a non esagerare nella risposta” . Alla fine, aggiunge, l’obiettivo “sarà un altro, ci sarà una base su cui ricostruire un equilibrio diverso”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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