Record arresti per droga, in un anno oltre 14mila

Una pattuglia della Polizia esegue controlli sul traffico di droga.
Una pattuglia della Polizia

ROMA. – Il 30% dei detenuti entra in carcere a causa della droga, ovvero 14.139 dei 48.144 ingressi in cella nel 2017. Ma si tratta per lo più di “pesci piccoli”, aumentati di circa l’8,55. “Mentre i consorzi criminali restano fuori dai radar della repressione penale”. E’ quanto emerge dal nono Libro Bianco sulle droghe presentato nella Sala Caduti di Nassirya in occasione della giornata internazionale contro le droghe e i narcotraffico.

“L’attuale legge sulle droghe si conferma il volano delle politiche repressive e carcerarie. Secondo le nostre simulazioni, senza detenuti per art. 73, ovvero imputati per detenzione ai fini di spaccio, non si avrebbe l’attuale sovraffollamento” spiega Marco Perduca, coordinatore della Campagna Legalizziamo.it dell’Associazione Coscioni.

Dai dati raccolti emerge un altro dato preoccupante, ovvero un quarto della popolazione detenuta è tossicodipendente. Hanno infatti un rapporto ‘problematico’ con sostanze stupefacenti 14.706 dei 57.608 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2017, pari al 25%.

Realizzato insieme al cosiddetto ‘Cartello di Genova’, costituito dall’Associazione Luca Coscioni, Forum Droghe, Antigone, CGIL, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), il Libro Bianco denuncia come, a 28 anni dalla sua approvazione, il Testo Unico sulle sostanze stupefacenti Jervolino-Vassalli sia una “legge da rivedere”.

E questo perché “nuovi stili di uso a differenti livelli di rischio e di danno necessitano una nuova articolazione dei servizi”, si legge nella ricerca. I dati ci mostrano, conclude Perduca, che “il nostro Paese è capace di rispondere all’emergenza solo con sanzioni e repressione, misure inefficaci in termini di risultati a tutti i livelli”.