Trump non convince Wall Street sulla Cina. Vola il petrolio

Schermo gigante con l'immagine del presidente Donald Trump annunciando le riforme economiche, sullo sfondo schermi con i valori della borsa.
Schermo gigante con l'immagine del presidente Donald Trump annunciando le riforme economiche, sullo sfondo schermi con i valori della borsa. ()Immagine d'archivio)

NEW YORK. – Donald Trump ammorbidisce i toni sulla Cina e decide di non imporre nuove restrizioni agli investimenti cinesi negli Stati Uniti. Una notizia che spinge Wall Street ma si tratta di un rally temporaneo: dopo un avvio positivo, i listini rallentano con il passare delle ore e il Nasdaq e lo S&P 500 girano in negativo con il riaccendersi dei timori di una stretta dell’amministrazione contro Pechino.

Le parole di Trump infatti non rassicurano del tutto: l’amministrazione resta spaccata, anche pubblicamente, sull’approccio da seguire, creando confusione con l’alternarsi di rassicurazioni da un lato e retorica dell’America First dall’altro. Sui tecnologici, che rischiano di finire nel mezzo di una guerra degli investimenti fra Stati Uniti e Cina, si abbattono le vendite piu’ pesanti a Wall Street.

Gli energetici invece volano, spinti da un petrolio che a New York sale ai massimi dal 2014, schizzando saldamente sopra i 72 dollari al barile. Secondo l’Unione Petrolifera, il prezzo medio del petrolio dovrebbe attestarsi quest’anno sopra i 70 dollari al barile, anche se le previsioni sono molto incerte per le difficoltà di ponderare i rischi geopolitici. La volata degli energetici non basta però a Wall Street.

Mentre le borse europee chiudono tutte in positivo, gli indici americani calano non soddisfatti delle rassicurazioni arrivate dalla Casa Bianca. Trump ha deciso di far affidamento sulle leggi esistenti, attualmente all’esame del Congresso, per valutare gli investimenti cinesi negli Stati Uniti: nessuna corsa in avanti quindi per imporre subito nuovi paletti.

La frenata dell’amministrazione, spaccata fra falchi che vorrebbero misure dure e i più moderati, è legata in parte al pressing delle aziende americane e del Congresso, preoccupati per le ricadute che paletti agli investimenti potrebbero avere sull’economia, già alle prese con la guerra dei dazi. Una battaglia di cui Trump ha scritto una nuova pagina, minacciando Harley-Davidson apertamente per la sua decisione di voler spostare parte della produzione fuori dagli Stati Uniti.

”Harley-Davidson dovrebbe restare al 100% in America. Ho fatto tanto per voi, e ora questo” twitta il presidente americano ”Altre società stanno tornando. Non ci dimenticheremo, e non dimenticheranno neanche i vostri clienti o i vostri contenti rivali”.