Famiglie più povere, giù potere d’acquisto e risparmi

Al mercato di frutta e verdura
Giù potere d'acquisto e risparmi

ROMA. – La crescita dei redditi non riesce a tenere il passo dei prezzi e gli italiani, per continuare a far fronte alle spese, altro non possono fare che intaccare i loro risparmi. Il 2018 inizia in salita. L’Istat, tirando le fila sui primi tre mesi, parla di un aumento “modesto” dei guadagni, con le entrate che salgono dello 0,2%. Stessa cifra, ma con il segno meno, compare davanti al potere d’acquisto. Una discesa che interrompe una fase di tenuta lunga oltre un anno, segnando un cambio di rotta, ovvero un impoverimento delle famiglie.

Nel frattempo l’inflazione ha rialzato la testa, raggiungendo un tasso dell’1,4%. Non solo, nell’ultimo mese a mostrare gli incrementi maggiori, quasi doppi a confronto con la media, sono proprio i prodotti che più spesso vanno a finire nelle lista degli acquisti quotidiani (+2,6%). Ecco che la fetta assorbita dai consumi aumenta. Fenomeno questo già evidente nel primo trimestre, con la spesa delle famiglie che addirittura accelera (+0,8%) rispetto a quanto avveniva a fine 2017.

Chi ci rimette sono i risparmi e lo spirito da ‘formiche’ che da sempre contraddistingue gli italiani. La propensione al risparmio, la quota di reddito destinata a rafforzare le riserve domestiche, cala al 7,6%, riportandosi sui livelli del 2012. E’ quello che succede quando il potere d’acquisto, ovvero il reddito reale, ricomincia a scendere.

Certo c’è da dire che la sua crescita finora era stata sostenuta più dalla bassa inflazione, a tratti diventata deflazione, che da un rinvigorimento delle entrate. E ora, davanti a prezzi che si riscaldano, gli stipendi sembrano ancora restare al palo. Basti pensare che le retribuzioni contrattuali a maggio solo salite di appena lo 0,1%.

I listini invece seguono altre dinamiche, risentendo anche di quel che accade fuori confine, soprattutto alle quotazioni del petrolio. Non a caso i carburanti si impennano: la verde sale del 9,7% e il gasolio del 12,6%. Gli aumenti della benzina di solito si riverberano su tutto il resto. A viaggiare non sono infatti solo le persone ma anche le merci. E’ così che, complice il “clima pazzo”, come lo definisce la Coldiretti, il prezzo della pasta sale del 6,6% e quello del vino del 6,3%.

Per i prossimi mesi il centro studi di Banca Intesa prevede ulteriori passi in avanti, per arrivare in “area 2%” a fine anno. Il risultato, secondo l’Unione nazionale dei consumatori, è una stangata sulle famiglie di 472 euro. Il tutto in una fase di “incertezza”, dice Confesercenti, che rinforza i timori, espressi da Confcommercio, su “un’ulteriore freno” alla spesa. E tra le rinunce ce ne sono anche di “dannose”, come quella sulla salute, denuncia Federconsumatori. Quanto meno, per Federdistribuzione, le vendite nei negozi mostreranno un “quadro piatto”.

Confortano invece i dati sui conti pubblici. L’Istat, oltre a puntare la lente sulle casse domestiche, fa anche il punto sui primi tre mesi della P.a, stimando una pressione fiscale in calo al 38,2%. Ma, come di tradizione, a inizio anno il carico delle tasse è sempre più leggero, a scapito di quel che entra all’erario. E infatti il deficit risulta sempre più alto. Tuttavia il fatto che superi il 3%, attestandosi precisamente al 3,5%, non deve destare preoccupazioni.

Anzi, non era mai stato così basso da diciotto anni. Ovviamente, tra gennaio e marzo lo spread però era rimasto ancora sopito (con gli interessi sul debito in calo di quasi un miliardo e mezzo). Non hanno poi contribuito al ‘rosso’ gli investimenti pubblici, che continuano ad andare giù (-3,1%).