Braccio di ferro tra M5s e Lega su risorse e misure economiche

Ragazzi durante una manifestazione del M5s per il decreto Dignità
Manifestazione M5s per il reddito di cittadinanza.

ROMA. – Nessuno scambio tra risorse Ue e migranti; niente nuove tasse per manovre correttive o per finanziare le misure del contratto di governo. Pone confini ben precisi, Matteo Salvini, al lavoro di ricerca delle coperture per le misure economiche dell’esecutivo. E complica così il compito del “collega” Luigi Di Maio, che è alle prese con il travagliato vaglio del decreto dignità e intende dare al più presto segnali sul reddito di cittadinanza. In un braccio di ferro sotterraneo che, nonostante la dichiarata sintonia, emerge a sprazzi nel dibattito pubblico.

E nasce dalla necessità dei due leader di rispondere alle attese dei rispettivi elettorati. Salvini, che domenica a Pontida arringherà la nuova Lega di governo, si tiene in continuo contatto con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a Bruxelles per il vertice sui migranti.

E con gli interlocutori non nasconde perplessità sui risultati che il premier ha portato a casa: la battaglia in Europa, affermano i leghisti, è appena all’inizio. Di sicuro, aggiungono, non sarà ammorbidita dalla necessità di trovare risorse economiche per le misure del governo. Non può rientrare in quella partita, affermano, l’idea di Conte e Di Maio di trovare nel Fondo sociale europeo le risorse per la riforma dei centri dell’impegno che è il punto di partenza del reddito di cittadinanza.

Il capo del M5s, però, sulla misura cardine del programma pentastellato non intende cedere. All’hotel Forum di Roma Beppe Grillo incontra l’ex presidente dell’Ecuador, il socialista Rafael Correa, a conferma dell’intenzione di far pendere verso sinistra l’animo pentastellato.

E Di Maio sabato mattina, alla vigilia di Pontida, dal palco del festival del lavoro in corso a Milano ribadirà probabilmente che lotta al precariato e alla povertà restano al centro della sua agenda. Con l’obiettivo di portare a casa quest’anno almeno il rafforzamento dei centri per l’impiego e un ampliamento, nella manovra, del reddito di inclusione introdotto dai governi Pd.

Dovrà però fare i conti non solo con la carenza di risorse, ma anche con l’intenzione di Salvini, che a Milano torna a incontrare l’alleato “extragovernativo” Silvio Berlusconi, di tutelare i piccoli imprenditori che sono lo zoccolo duro dell’elettorato leghista: il ministro dell’Interno frena sulla stretta ai contratti precari che Di Maio intende inserire nel decreto dignità e auspica il ritorno dei voucher.

In questo braccio di ferro, fonti pentastellate spiegano come un possibile tentativo di alzare la posta la dichiarazione di Laura Castelli, che non esclude una manovra correttiva, cui il leader della Lega si dice fermamente contrario. Sembra anche un modo, osservano le stesse fonti, di mostrare volontà di collaborare con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, cui è adesso affidato il boccino in vista della difficile manovra di ottobre: avviare il reddito di cittadinanza, è questo l’imperativo categorico del Movimento; porre le basi della flat tax senza alzare altre imposte, chiede al ministro la Lega.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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