Naufragio in Libia, tre neonati tra i 100 affogati

Un gommone con a bordo un gruppo di migranti
Un gommone con a bordo un gruppo di migranti. (Hermine Poschmann/Mission Lifeline via AP)

IL CAIRO. – Mentre l’Europa litiga e scatta il blocco dei proti per le ong continua la tragedia dei disperati in fuga dall’Africa verso il sogno europeo. Con un’ altra, l’ennesima, carretta del mare che si inabissa, lasciando alla merce delle onde oltre 100 migranti, tanti neanche in grado di fare due bracciate.

Con un nuovo pesantissimo bilancio di vite umane: almeno un centinaio di dispersi, dati ormai per annegati. E tra loro almeno tre piccoli, poco più che neonati, i cui corpi sono stati raccolti dai soccorsi della Guardia Costiera libica che è riuscita a salvare solo 16 delle persone che erano a bordo.

Un altro tragico bilancio che si va ad aggiungere a quei nuovi numeri, rimbalzati oggi dall’Agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione (Oim), che solo dall’inizio dell’anno ha contato già 1000 morti nel Mediterraneo, oltre 650 solo sulla rotta tra il Nordafrica e l’Italia.

Il naufragio è avvenuto alle quattro di notte, due ore prima dell’alba, sei-sette miglia al largo ad est di Tripoli. Il barcone, vecchio, con circa 120-125 persone a bordo, ha cominciato a cedere con crepe a prua e i migranti si sono ammassati poppa, dove però il motore ha preso fuoco: dai resoconti si può solo immaginare il panico, l’annaspare nel buio, le urla, i piccoli che sprofondano per primi.

Rilevante per il quadro creato dalla chiusura dei porti italiani e dalla questione delle Ong é il fatto che i naufraghi abbiano dovuto nuotare un’ora prima di essere soccorsi, come denunciato Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati. Le più piccole delle vittime recuperate, tutti sotto l’anno di età, sarebbero due marocchini e un egiziano. Sul barcone, secondo un sopravvissuto yemenita, oltre a uomini di nazionalità arabe e africane, c’erano anche almeno 20 donne (ma l’Onu ne stima 30) e 10 bambini.

La Guardia costiera libica, intervenuta con un gommone e impegnata anche nel salvataggio di altri 345 migranti in tre diversi punti della stessa area, è tornata a lamentare di non avere sufficienti motovedette e pezzi di ricambio per far fronte al traffico di esseri umani che tra il 2000 e l’anno scorso ha causato quasi 34 mila morti, secondo un rapporto dell’Oim.

I sopravvissuti sono stati condotti alla base di Hamidya e – alla presenza di Organizzazione medica internazionale, Oim e Mezzaluna rossa, come sottolinea la Guardia costiera libica per attestare il rispetto dei diritti umani – sono stati consegnati all’Autorità per la lotta all’immigrazione illegale di Tagiura, un quartiere di Tripoli. Anche l’Unhcr ha sottolineato di aver “assistito” i naufraghi “con aiuti medici e umanitari”.

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