Merkel incassa i respingimenti e allontana la crisi

Angela Merkel e il primo Ministro del Lussemburgo Xavier Bettel al vertice Ue.
Angela Merkel e il primo Ministro del Lussemburgo Xavier Bettel al vertice Ue. EPA/NICOLAS LAMBERT

BERLINO. – A Berlino Angela Merkel torna visibilmente sollevata: il vertice europeo le distribuisce le carte per salvare governo e mandato. Il risultato potrà certamente soddisfare gli alleati della Csu, secondo la cancelliera, che conferma in modo netto la sua linea: la Germania non ricorrerà a misure “unilaterali, non concordate e sulle spalle di Paesi terzi”.

Anche i bavaresi esultano, a caldo, ed è Alexander Dobrindt, il capogruppo regionale, a lanciarsi sulla preda, osservando che i respingimenti immediati dei migranti registrati in altri Paesi sono a questo punto previsti in un passaggio della dichiarazione finale del vertice a 28, che prescrive “misure legislative e amministrative” nei diversi Stati membri contro i cosiddetti movimenti secondari.

È il provvedimento che ha messo in crisi il governo, per l’ostinazione del ministro dell’Interno Horst Seehofer e del suo partito, che vorrebbero vedere la norma in vigore già la settimana prossima. In realtà su questo la cancelliera ha portato a casa accordi con Grecia e Spagna.

L’Italia, invece, cioè uno dei Paesi decisivi in materia, non ha stretto alcuna intesa. E dalle pagine della Bild Sebastian Kurz avverte: “Se la Germania respinge, l’Austria chiude a sud. Sarà un effetto domino”. Altre rogne? Quando a Bruxelles hanno chiesto a Frau Merkel se la pretesa della Csu “dei respingimenti o di qualcosa di equivalente peso” sia stata esaudita, Merkel non ha avuto dubbi: “Se verrà realizzato tutto quello che è stato deciso, si può dire che questo sia ben più che qualcosa di equivalente”.

Il vertice decisivo per il futuro del governo è previsto in cancelleria: Merkel-Seehofer. Domenica si incontreranno i gruppi parlamentari. Al di là dell’esito di Bruxelles, in questi giorni fra i cristiano-sociali si è registrato un evidente ammorbidimento: due giorni fa il ministro, nel corso di un talk-show, ha indicato incessantemente la possibilità di una “soluzione” che potesse riavvicinare i partiti fratelli, come vengono chiamati in Germania la Cdu e la Csu.

Soprattutto nei toni, molto aggressivi nelle settimane scorse, il suo è parso un dietrofront quasi imbarazzante rispetto alla minaccia di procedere ai respingimenti anche senza consenso della Bundeskanzlerin, e ponendole un ultimatum. Un comportamento senza precedenti, che ha messo seriamente a rischio il governo della Grosse Koalition.

Il vertice di Bruxelles è stato salutato con favore anche dai socialdemocratici, contenti che si sia “trovato un accordo con e non contro l’Europa”. I verdi hanno invece condannato l’inasprimento della linea sui profughi e i campi “controllati”. Bisogna aspettare domenica, a questo punto, per sapere se la ricomposizione dei democristiani tedeschi sarà davvero possibile.

L’escalation con la Csu, spinta dal presidente bavarese Marklus Soeder, ossessionato dall’idea di non perdere la maggioranza assoluta nel Land alle amministrative di ottobre, ha raggiunto livelli allarmanti. Si è evocato in più di un momento anche il rischio di una Kreuth, il luogo del divorzio dell’Unione, avvenuto nel 1976. Dopo una lite così, se pure ci sarà la pace come sembra, non sarà facile rimarginare le ferite.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)