Nascondersi dalle macchine

Immagine di una donna
Immagine La tecnologia del riconoscimento

La tecnologia del riconoscimento facciale si allarga a macchia d’olio. Che lo Stato, Google o Amazon possano, attraverso il monitoraggio degli spazi pubblici, sapere sempre esattamente dove siamo – e con chi – ovviamente stimola l’interesse nei mezzi per confondere la propria identità in maniera non troppo ovvia, specialmente tenendo presente che la tecnologia non si fa più trarre in inganno dagli occhiali da sole o il berretto tirato giù sulla fronte.

I metodi di camuffamento facciale che finora si sono rivelati più efficaci sfruttano i limiti della tecnologia avversaria. Le facce umane sono complesse ed è ovvio che i sistemi di riconoscimento, setacciando intere popolazioni urbane, devono per forza operare delle semplificazioni, riducendo i visi a uno schema numerico composto da pochi punti.

L’analisi parte dagli occhi e dal loro rapporto con il naso sulla superficie della forma ovale della testa, chiari punti di riferimento. Il camuffamento col maquillage tenta di azzoppare la base di calcolo, usando il trucco per mascherare i rapporti tra questi elementi – tipicamente ostacolando la visibilità esterna di uno dei due occhi e interferendo con il “ponte” del naso che aiuta a definire la faccia.

Il metodo ha i suoi limiti. Gli algoritmi d’identificazione presumono una simmetria speculare del viso, permettendogli di “immaginare” con sufficiente approssimazione anche le parti della faccia non chiaramente visibili. Secondo un esperto in materia, Adam Harvey, ciò suggerisce che: “Assumendo un ‘look’ asimmetrico, si potrebbe ridurre la probabilità di essere identificati…”

Harvey propone, qui, degli esempi di maquillage anti-identificazione, come il trucco dell’eccentrica signorina sotto il titolo. Però, le tecniche che disorientano il computer attirano invece l’occhio umano: proprio su chi, almeno in teoria, vorrebbe passare inosservato…

(di Jaime Hansen)

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