Sfida Merkel-Seehofer, tre giorni per salvare il governo

Horst Seehofer, dichiarazioni ai giornalisti.
Horst Seehofer si dimette o non si dimette?

BERLINO.- Tutti col fiato sospeso. Horst Seehofer si dimette o non si dimette? L’Unione resta insieme? Angela Merkel reggerà? Il giorno dopo la domenica di una sorprendente escalation, con il ministro dell’Interno che ha deciso per la linea della ribellione ad oltranza annunciando un passo indietro se la cancelliera non gli verrà incontro sui respingimenti dei migranti entro tre giorni, a Berlino si tratta.

E il febbrile negoziato fra la Cdu e la Csu, che non sembrano intenzionate a divorziare nonostante l’ostilità fra i leader, è accompagnato dalle domande di un’opinione pubblica e una stampa sgomente di fronte ad uno psicodramma politico che nessuno avrebbe fin qui immaginato possibile. Angela Merkel è molto indebolita, ogni scenario sembra ancora possibile, e la Germania rischia di pagarne le spese.

“Non mi lascio licenziare da una cancelliera che sta lì solo grazie a me”, ha affermato il ministro che ha imposto un nuovo ultimatum fino al giorno del suo compleanno, il 4 luglio. Parole dette alla Sueddeutsche Zeitung. “Non posso piegarmi”, ha aggiunto anche l’uomo che, stando al presidente della Baviera, Markus Soeder, avrebbe spiazzato tutti con la minaccia del passo indietro.

Nelle stesse ore incontrava, con la Bundeskanzlerin, il guru dei conservatori, Wolfgang Schaeuble, da cui i due litiganti si sono recati come se fosse un terapeuta di coppia: alla disperata ricerca di una via d’uscita dalla crisi. Ma la diagnosi del presidente del Bundestag prima di incontrarli era stata tranchant: “L’Unione è al baratro”.

Perfino il falco bavarese che dovrebbe ereditare un giorno la leadership della Csu, noto per la sua linea anti-Merkel, Markus Soeder, ha messo in guardia dalla rottura: “Per noi il governo non è in discussione, e anche la fine della confederazione parlamentare fra Cdu e Csu sarebbe la strada sbagliata. Le cose si possono fare stando al governo, non fuori”.

Anche dalla Cdu sono arrivati presto segnali di disponibilità a continuare la trattativa: mentre sabato scorso, Merkel si sarebbe mostrata rigida di fronte alla richiesta di un passo verso Seehofer che chiedeva di poter respingere solo i migranti che avessero già iniziato una procedura di richiesta di asilo in altri paesi, tenendo fuori anche quelli registrati in Grecia e Spagna. Ma un compromesso, anche oggi, non sembra facile da trovare.

Emotivo, esausto, ostinato. Così viene descritto Seehofer in queste ore da chi lo ha incontrato, e nessuno scommette sulla possibilità che resti davvero al suo posto. Dall’opposizione, a questo punto, in molti ne chiedono la testa. Si è spinto troppo oltre, in modo irresponsabile rispetto al Paese. Le sue dimissioni, respinte da Alexander Dobrindt, uno dei nomi che potrebbero succedergli al ministero, sembrano “inevitabili” anche ad alcuni della sua Csu.

In imbarazzo evidente i socialdemocratici, che hanno presentato un piano in 5 punti sui migranti – mentre Seehofer faceva circolare finalmente il Masterplan di 63 punti, che nessuno aveva ancora mai potuto leggere neanche fra i suoi – e che ha imposto un incontro di coalizione nella notte. “Così non si può andare avanti”, è sbottata Andrea Nahles, facendo appello agli alleati a cambiare atteggiamento.

Nel piano dei socialdemocratici si parla dei respingimenti veloci ma si negano misure nazionali non condivise in Europa, e si chiedono “aiuti per la Grecia e Italia”. E a chi le chiedeva se Cdu e Csu faranno la pace, la presidente dei socialdemocratici ha risposto di essere “meno ottimista di due giorni fa”.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)