In Europa evitabile una morte su tre, infarto primo killer

Elicotteri della Croce Rossa.
Elicotteri della Croce Rossa.

ROMA. – Una morte su tre in Europa è prematura, perchè avanzamenti tecnologici e nuove terapie già esistenti, e magari presenti in un altro ospedale della zona, avrebbero potuto evitarla. Il dato è contenuto in un rapporto pubblicato da Eurostat, secondo cui il conto di questa disuguaglianza è di 570mila decessi evitabili l’anno, il 33,1% del totale fino a 75 anni.

“Il concetto di morte evitabile – spiega Eurostat – implica che una certa morte avrebbe potuto non avvenire in un dato momento se ci fosse stata una assistenza sanitaria adeguata in atto”. Per l’Italia il rapporto riporta poco più di 52 mila morti evitabili per il 2015, corrispondenti al 32% del totale, una percentuale leggermente inferiore alla media Ue che è il 33,1 ma più alta di paesi come la Francia che è l’unica sotto il 25%. La performance peggiore è quella della Romania, vicina al 50%.

Per quanto riguarda le cause, dopo gli infarti, che contano per quasi un terzo delle morti evitabili, ci sono ictus (16%) e tumore del colon-retto (12%). “A questi decessi, che sarebbero evitabili con una migliore assistenza e organizzazione sanitaria – commenta Natalia Buzzi, direttore scientifico del centro studi Nebo Ricerche PA e tra i curatori del sito ‘mortalitàevitabile.it‘ – vanno poi aggiunti quelli delle morti prevenibili, quelle cioè che si potrebbero evitare con la prevenzione primaria, ad esempio diminuendo l’alcool o il fumo, o mangiando bene, che sono anche di più in proporzione, anche se è probabilmente più difficile intervenire su una cosa che dipende dalle scelte personali”.

I paesi che hanno un alto numero di morti evitabili, sottolinea Eurostat, hanno anche il maggiore gap tra i generi, con i maschi che hanno una mortalità molto più alta. Al contrario quelli più virtuosi, come Olanda, Francia e Danimarca, hanno anche minori differenze. Da questo punto di vista, si legge nel rapporto che Nebo realizza ogni anno incentrato sull’Italia, nel nostro paese le differenze di genere sono piccole, mentre c’è un forte gradiente nord sud per le morti evitabili.

“Il gradiente non c’è invece se si tiene conto anche delle morti che si potrebbero evitare con la prevenzione – sottolinea Buzzi -. C’è il centro Italia che esce sempre bene, con valori bassi, mentre ci sono zone, come l’alta Lombardia o la Val D’Aosta, che invece hanno mortalità alte, servirebbero delle indagini ad hoc per capire perchè”.

(di Pier David Malloni/ANSA)

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