Boniperti fa 90 anni: “Anche ora vincere è l’unica cosa”

Boniperti con in mano un trofeo
Boniperti fa 90 anni.

TORINO. – La sua frase più celebre, “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, è il marchio di fabbrica della Juventus, un mantra e un monito allo stesso tempo per chiunque indossi la maglia bianconera. Giampiero Boniperti, che il 4 luglio festeggia 90 anni di vita, quella casacca l’ha portata per 444 partite. Eppure, quando era bambino si sarebbe accontentato – aveva raccontato qualche tempo fa – di portarla “una volta, per essere felice per sempre”.

Di vittorie e soddisfazioni alla Juventus ne ha avute tantissime, come è logico per il suo lunghissimo curriculum, sul campo ma soprattutto dietro la scrivania: cinque scudetti da giocatore, nel ‘Trio magico’ con Charles e Sivori, tutti i trofei possibili, in Italia e nel mondo, nel suo ventennio da presidente. “Alla Juve – racconta all’ANSA, con una lettera scritta di suo pugno – posso fare solo un augurio: continuare a vincere perché, come sapete, rimane sempre l’unica cosa che conta…”.

Nel club bianconero era arrivato a 17 anni, pagato 60mila lire fifty fifty tra la squadra del suo paese, Barengo (Novara), e il Momo che l’aveva tesserato. Ne è uscito 48 anni dopo, quando ha lasciato la presidenza effettiva della Juventus. E’ stato presidente dal ’71 al ’90 e poi, quando fu richiamato dalla famiglia Agnelli, amministratore delegato dal ’91 al ’94. Ma dal 2006 è presidente onorario.

“La Juve – è un’altra delle sue espressioni più amate – non è soltanto la squadra del mio cuore, è il mio cuore”. Anche se allo stadio non ci va più, il calcio e la sua Vecchia Signora restano sempre in cima ai pensieri: “Sto seguendo i Mondiali in Tv, il calcio mi appassiona sempre. Peccato davvero che non ci sia l’Italia, ma per fortuna le soddisfazioni continuano ad arrivarmi dalla mia amata Juve. E’ stato un anno eccezionale, – sottolinea il ‘Presidentissimo’ – dopo una lunga serie altrettanto eccezionale. Voglio fare i complimenti a tutti, alla società e ai giocatori che sono stati straordinari, ma il mio abbraccio va soprattutto ai tifosi che sempre mi ricordano e mi danno segnali di grandissimo affetto”.

“Nella festa per lo scudetto – prosegue Boniperti – ho perfino visto sventolare una enorme bandiera bianconera con il mio ritratto e non nascondo che mi ha fatto emozionare. Compio novant’anni, un traguardo importante. Ho già ricevuto auguri e congratulazioni che mi hanno fatto molto piacere. Mi hanno cercato in tanti, ho ricevuto grandi testimonianze d’affetto. Di questo ringrazio tutti pubblicamente”.

Da presidente, lasciava lo stadio alla fine del primo tempo, e seguiva alla radio il secondo; tra le tante sfide quelle più sofferte erano le stracittadine con il Torino, anche se ai granata ha segnato più di ogni altro bianconero: 14 gol (13 in campionato, 1 in Coppa Italia). “Il derby – aveva spiegato, da dirigente – mi consuma, amo troppo la Juve e ho così rispetto della Juve che non può essere altrimenti”.

Coi giocatori aveva sempre il coltello dalla parte del manico, ma era lontano il tempo della predominanza dei procuratori. Dopo il Mundial vinto dall’Italia nell’82 in Spagna, aveva messo fuori rosa, perché avevano chiesto un aumento, nientemeno che Paolo Rossi, Tardelli e Gentile. Una settimana di stop, un’amichevole saltata, prima di essere nuovamente ricevuti da Boniperti, e di firmare il contratto, con la concessione di un piccolo ritocco.

Dei tantissimi calciatori di grido che ha portato alla Juventus, due tra i più amati sono stati Scirea e Del Piero; alla Juve ha fatto venire, dal Milan, un giovane Giovanni Trapattoni con il quale ha condiviso dieci stagioni con i primi successi internazionali. Una scommessa vinta contro gli scettici: con il ‘Trap’ alla guida, la Juve vinse subito lo scudetto con il record a quota 51, quando le vittorie valevano ancora due punti. E’ stato europarlamentare dal ’94 al ’99. Ma la sua grande vera unica passione è sempre stata la Juventus.

(di Renato Botto/ANSA)