Boeri: “Servono più migranti regolari”. Salvini: “E’ su Marte?”

Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, e il ministro degli Interni, Matteo Salvini.
Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, e il ministro degli Interni, Matteo Salvini.

ROMA. – L’Italia ha “bisogno di immigrati regolari che fin da subito paghino i contributi” e non può permettersi di smontare la legge Fornero sulle pensioni: i costi sarebbero “molto elevati”, tanto che ‘quota 100’ richiederebbe da un minimo di 8 a un massimo di 20 miliardi l’anno. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, insiste sulle sue posizioni, mettendo in fila una serie di dati che, dice, sono “la risposta migliore” all’attacco del vicepremier Matteo Salvini, perché “non c’è modo di intimidirli”.

Ma anche il leader della Lega, dopo avere annunciato cambiamenti ai vertici di certi “apparati pubblici”, non cede e passa al contrattacco, chiedendosi: “dove vive” Boeri, “su Marte?” Lo scontro, ormai aperto, si consuma mentre Boeri presenta il Rapporto dell’Istituto. Evento a cui partecipa anche l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, in qualità di ministro del Lavoro.

Manca invece all’appuntamento il presidente della Camera, Roberto Fico, invitato ad aprire i lavori. “Non so se andremo d’accordo su tutto ma sul tema delle pensioni d’oro e dei vitalizi lavoreremo bene”, assicura Di Maio. Il capo dei Cinque Stelle pone tuttavia una condizione: “Finché l’esecutivo farà l’esecutivo e l’Inps farà l’Inps andremo d’accordo”. E Boeri ricorda sì la sua scadenza “a inizio 2019” ma non fa sconti: “In sei mesi possiamo fare ancora tante cose”.

Il tutto mentre circolano nomi di possibili successori, come quello di Alberto Brambilla. Di Maio però al momento frena: “Resta in carica fino al 2019”. Oltre ai numeri al centro della contesa c’è il ruolo dell’Istituto. “Il presidente dell’Inps continua a fare politica” lamenta Salvini.

Al ministro dell’Interno, infatti, non sono piaciuti diversi passaggi del dossier Inps. Soprattutto quando si parla della necessità di “aumentare l’immigrazione”, definita “cruciale” per mantenere su “livelli sostenibili” il rapporto tra pensionati e occupati (destinato ad appiattirsi sull’uno a uno). Poi, secondo l’Istituto, sono ormai “tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere”. E ancora, avverte come una stretta sui flussi dei regolari aprirebbe le porte ai clandestini.

In generale per l’Inps gli italiani “sovrastimano” la quota di immigrati per colpa della “disinformazione”. Ma qui a puntualizzare ci pensa Di Maio: quando un fenomeno viene percepito in maniera distorta è perché la questione è stata “ignorata”. Per Boeri però siamo davanti a “una verità incontrovertibile”: “se tagliamo il numero di immigrati regolari e abbiamo questo calo delle nascite, noi abbiamo dei seri problemi”.

Tutto dipende da un declino demografico alimentato dalla fuga dei ragazzi all’estero. Giovani che il presidente dell’Inps vede trascurati dalla politica, “con una probabilità di diventare poveri cinque volte più alta dei loro nonni”. A proposito di indigenza, Boeri invita a seguire la strada del Reddito di inclusione, mettendoci però 6 miliardi in più. Sprona anche a fare una legge sul salario minimo da far valere per tutti e a trovare correttivi per salvaguardare i 750 mila lavoratori gig.

Quanto al decreto dignità, a non convincere l’Inps sono la reintroduzione delle causali e il rincaro dei tempi indeterminati, visti i costi degli indennizzi (non aiuterebbe a controbilanciare il boom dei precari). Non manca poi l’affondo sulle pensioni “privilegiate” dei sindacalisti. Alquanto fredde, se non critiche, le reazioni delle tre sigle. Per la Cgil Boeri “continua a interpretare altri ruoli”, secondo la Cisl “polemizzare è inutile”, mentre la Uil chiede di “porre fine all’uomo solo al comando”.

(di Marianna Berti/ANSA)

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