Italia, la peggiore dell’Ue su povertà ed esclusione sociale

Una persona povera, ripias di spalle, camminando sul marciapiede di una via di negozi eleganti.
A rischio povertà uno su tre.

ROMA. – Oltre 18 milioni di italiani risultano a rischio povertà o esclusione sociale. Si tratta del 30% della popolazione, quasi uno su tre. Cifre che ci vedono molto lontani dai target europei. Il fenomeno si fa sentire anche nel resto del continente, dove però la percentuale si ferma al 23,5%. Questa è la fotografia al 2016 e, visti gli ultimi numeri sui poveri assoluti, sarà difficile registrare miglioramenti a breve.

A mettere a confronto i dati è l’Istat. L’Istituto ha infatti aggiornato l’Agenda 2030 dell’Onu, che misura attraverso una serie di indicatori lo sviluppo sostenibile nei diversi Paesi. Qualche progresso c’è stato ma la situazione italiana appare sostanzialmente immobile. Spesso i miglioramenti non colmano distanze ormai croniche.

Ecco che la Penisola mostra “il divario di genere più elevato fra tutti i paesi europei” nella distribuzione del carico di lavoro familiare: il tempo dedicato dalle donne alle faccende domestiche è 2,6 volte quello degli uomini. Non stupisce così se la presenza femminile nei ruoli di vertice “continua a rimanere bassa”.

Siamo poi terzultimi nel reclutamento di laureati ‘scientifici’, mentre sale la percentuale dei ragazzi ‘bocciati’ in matematica. E ancora, il Paese risulta sotto la media Ue per le disuguaglianze nella distribuzione del reddito. Lo sviluppo sostenibile non tocca solo l’economia. Il monitoraggio va oltre e si estende alla sfera ambientale. Ad esempio, passi in avanti sono stati fatti nel riciclaggio dei rifiuti ma, anche qui, gli obiettivi europei sono ben altri.

E in fatto di smog, di inquinamento atmosferico, dopo una serie di dati positivi ci si ritrova a constatare un nuovo innalzamento dei valori. Di certo non aiutano le difficoltà di utilizzo dei mezzi pubblici dichiarate dal 33% degli italiani. Confermato poi un forte spreco di acqua potabile.

Oltre ai musei l’Italia ha anche, ricorda l’Istat, un vasto patrimonio naturalistico, messo però a repentaglio dall’estinzione di tante specie e dall’arrivo di altre “potenzialmente dannose”.

Qualche nota positiva c’è: i boschi si riprendono il loro terreno (dal 1990 la loro estensione è salita del 20%) mentre in poco tempo le coltivazioni bio hanno fatto registrare un raddoppio. Passando al capitolo salute, il Paese riconquista punti nel confronto con l’Ue. La mortalità infantile è tra le più basse, migliora la quota di bimbi in sovrappeso e il numero di incidenti stradali si dimezza. Quanto alle vaccinazioni pediatriche, l’Istat osserva un aumento “anche in conseguenza del recente decreto”.

Non manca un focus sulla sicurezza. Si rialza il numero delle persone che non hanno paura a camminare per strada di sera (sono il 60%). Scendono anche gli omicidi, almeno per gli uomini. Discorso a parte meritano le donne: se nel complesso gli atti di violenza si riducono non è però così per il grado di efferatezza.

(di Marianna Berti/ANSA)