Il “via crucis” del presidente Sánchez

Il governo del presidente Pedro Sánchez, se mai riuscirà a completare la legislatura, avrà vita dura. Quanto accaduto nella nomina del Cda di RTVE è solo un piccolo assaggio. In autunno dovrà affrontare temi ben più caldi e delicati.

MADRID – Due realtà assai simili. L’Opposizione venezuelana somiglia sempre di più al movimento indipendentista della catalogna. Cambia l’ordine dei fattori, ma non il risultato.

Dopo le elezioni parlamentari, l’Opposizione, rappresentata dal Tavolo dell’Unità Democratica, è entrata in una profonda crisi. Le organizzazioni politiche che la compongono continuano ad avere un obiettivo comune: la rimozione del presidente della Repubblica, Nicolás Maduro. Nessun dubbio. I contrasti sono sul come. E, a quanto pare, non sono pochi. Gli attriti tra le varie anime che costituiscono l’Opposizione erano già emerse. Ne sono frutto “Soy Venezuela”, “Frente Amplio Venezuela Libre” e  “Concertación para el Cambio”. 

L’Opposizione oggi è allo stato liquido. Lo scisma, di cui è stato protagonista Acción Democrática, è stato l’ultimo, inevitabile atto. Era nell’aria da mesi. La decisione annunciata dal Segretario Generale, Henry Ramos Allup, ha solo messo in luce una realtà a tutti nota. Null’altro. La confusione che regna in seno all’Opposizione favorisce il governo del presidente Maduro. Nonostante il malessere per la crisi economica, si mantiene saldo al potere. E vi resterà fino a quando l’Opposizione non farà una profonda autocritica e riconoscerà i propri errori. Insomma, fino a quando l’arcipelago di  micro-partiti decideranno sedersi attorno a un tavolo per disegnare strategie collegiali. Sarà necessario scrivere un programma comune per affrontare le sfide che comporta la conquista del potere.

Le circostanze che vivono i movimenti indipendentisti della Corugna, in Spagna, sono assai simili. Hanno un obiettivo comune: la secessione. Dopo il referendum dell’ottobre dello scorso anno, però, sono emerse le differenze. Sono cominciate a manifestarsi crepe sempre più evidenti. L’apparente unità granitica si è incrinata. Le difficoltà nell’identificare una strategia comune per raggiungere l’obiettivo ha messo in luce tutte le debolezze di un movimento dalle basi d’argilla. La posizione dello Stato, rafforzata dalla crisi interna del separatismo, poi, è stata consolidata dalla corruzione emersa in seno al Partito Popolare. Questa ha provocato la sconfitta parlamentare di Rajoy e l’ascesa del Psoe di Pedro Sanchez. Un governo di sinistra indebolisce evidentemente la posizione dei movimenti secessionisti, in particolare dell’ala radicale. 

Governo senza maggioranza

Mai un presidente ha governato con così poca forza in Parlamento. Pedro Sanchez ne è cosciente. Sa che avrà l’opposizione agguerrita del “Partido Popular” e di “Ciudadanos”. E una maggioranza costituita da alleanze precarie create caso per caso. In tali circostanze, conviene ovviamente un movimento secessionista debole. Offrire spazio politico a formazioni separatiste moderate che rincorrono il diritto all’autodeterminazione per la via pacifica permette due obiettivi. Il primo è aprire una finestra al dialogo politico necessario. L’altro creare il clima di tranquillità di cui il governo ha bisogno per affrontare i difficili appuntamenti di settembre. Quello che si avvicina sarà un autunno caldo. Il cammino del Governo Sánchez sarà tutto in salita.

Solo pochi giorni fa, Sánchez ha corso il rischio di una rovinosa caduta nell’esame per la nomina del Consiglio di Amministrazione della Televisione di Stato. Sono state ore frenetiche di contatti, di mediazioni e di febbrili negoziati. Lo stesso nchez è dovuto intervenire per  ricucire strappi e tessere alleanze. Alla fine l’accordo è stato raggiunto.  E, con 177 voti, il nuovo Cda di RTVE è stato nominato. È un Consiglio di Amministrazione “sui generis”. Mostra senza veli le difficoltà future alle quali andrà incontro il Governo. Per la prima volta, non è rappresentato l’intero arco costituzionale, come era tradizione. È anche la prima volta che la terza forza politica, Podemos, riesce ad ottenere la maggioranza. Ciò crea squilibri che peseranno sicuramente nella programmazione della televisione di Stato. E saranno probabilmente alla base di altre polemiche. 

Nei prossimi due anni, il governo del presidente Pedro Sánchez, se mai riuscirà a completare la legislatura, avrà vita dura. Quanto accaduto nella nomina del Cda di RTVE è solo un piccolo assaggio. In autunno dovrà affrontare temi ben più caldi e delicati. Ad esempio, il tetto della spesa. Questo sarà determinante per le politiche sociali del governo socialista. Ma anche la Riforma della Legge sul Lavoro e la “Sanità universale” saranno appuntamenti in cui il governo si giocherà il proprio futuro. Il “via crucis” di nchez è appena cominciato.  

Mauro Bafile