Fondi Lega convitato di pietra tra Salvini e Quirinale

Matteo Salvini, megafono in mano, arringa la folla
Matteo Salvini arringa la folla

ROMA. – Non doveva essere l’argomento sul tavolo al Colle, e non lo è stato. Ma nell’incontro tra il vicepremier Matteo Salvini e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella un convitato di pietra è comparso, ed è la vicenda della sentenza della Cassazione sui fondi della Lega.

Salvini si è recato al Quirinale consapevole che l’argomento molto difficilmente sarebbe stato trattato. Già il 7 luglio scorso, quando il Colle aveva diramato la nota in cui si annunciava che Mattarella avrebbe ricevuto il leader della Lega, era stato esplicitamente precisato che il tema dei fondi del partito non sarebbe stato toccato né, dopo gli attacchi arrivati nei giorni precedenti dai leghisti, sarebbero state sul tavolo considerazioni o valutazioni su decisioni della magistratura.

Ma Salvini, arrivato al Quirinale, ha scelto comunque di sfiorare il tema, pur senza fare alcun riferimento alla magistratura. Il leader della Lega, a quanto si apprende da fonti parlamentari, avrebbe infatti sottolineato al capo dello Stato che, con la sentenza della Cassazione, per il partito si pone un problema di praticabilità democratica.

Avrebbe insomma posto il problema delle conseguenze della sentenza per un partito che sondaggi e ultime tornate elettorali danno in costante ascesa. Un partito che, oggi, rischia di trovarsi senza soldi. Parole, quelle di Salvini, alle quali Mattarella avrebbe reagito semplicemente prendendone atto e senza entrare, in alcun modo, nel merito.

Del resto, che il tema dei fondi sarebbe stato sfiorato al Colle senza alcun riferimento al merito della decisione, Salvini lo aveva annunciato già ieri sera, dalla festa del partito ad Adro. “L’Italia è una Repubblica democratica, gli unici che decidono sono gli italiani con il loro voto. Se pensano di mettermi paura hanno sbagliato soggetto”, aveva detto smussando parzialmente i suoi attacchi ai giudici.

“Io non ce l’ho con la magistratura, se qualcuno usa la toga e lo stipendio pubblico per fare politica questo a me non va bene”, erano state le sue parole. E il ministro dell’Interno, prima di salire al Colle, ha limato ulteriormente la sua strategia, optando per sedersi davanti a Mattarella nella veste, per quasi l’intero colloquio, di titolare del dicastero e non di leader del partito. E scegliendo di affrontare la questione dei fondi della Lega senza parlare della sentenza ma solo delle sue conseguenze nel contesto di un colloquio tutto centrato sul dossier migranti e sui rapporti con la Libia.

Un colloquio, hanno sottolineato sia il Colle che il ministro dell’Interno, cordiale e costruttivo. Mentre, sulla vicenda dei fondi, la difesa della Lega continua ad essere ferrea. “Come si fa a dire che quei soldi sono spariti? È tutto certificato, pubblicato sul nostro sito. Non c’è un solo euro che non sia stato speso in politica”, sono le parole di Roberto Calderoli in un’intervista al Corsera.

(di Michele Esposito/ANSA)

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