In agricoltura quasi un lavoratore su tre è migrante

Lavoratori stagionali di origini africane lavorano in un'azienda agricola
Lavoratori stagionali di origini africane lavorano in un'azienda agricola

ROMA. – In Italia “su circa un milione di lavoratori agricoli dipendenti, i migranti si confermano una risorsa fondamentale”: quasi un lavoratore regolare su tre viene da oltre confine. Nel 2017, a fronte dei 405.000 totali (tra regolari e irregolari, secondo il Crea), sono stati registrati con contratto regolare in 286.940 (circa il 28%), di cui oltre uno su due sono comunitari e la restante parte provenienti da Paesi extra Ue.

Nei campi però caporalato e lavoro irregolare mettono a rischio circa 430.000 lavoratori (tra italiani e stranieri), di cui 132.000 in condizione di grave vulnerabilità: un business che vale 4,8 miliardi di euro e comporta un’evasione contributiva di 1,8 miliardi.

Sono alcuni dei numeri del ‘Quarto Rapporto Agromafie e Caporalato’ dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil. Il documento, si legge, non solo “rappresenta la fotografia della situazione, ma si fa strumento di intervento per guardare avanti. A partire dalla piena applicazione della legge 199 del 2016 di contrasto al lavoro nero e allo sfruttamento”.

Secondo il Rapporto, il passo in avanti è stato fatto grazie ad “una legge che ha dimostrato la sua valenza dal punto di vista della repressione e dell’individuazione del reato”, come testimoniano le 71 persone arrestate per sfruttamento lavorativo e caporalato e più del 50% delle 7.265 aziende ispezionate che hanno presentato irregolarità nel 2017″.

Ma ora si chiede con forza “l’applicazione della parte che regola i temi del collocamento, del trasporto e dell’accoglienza dei lavoratori stagionali che non devono essere lasciati in mano alla criminalità”. Si stima che 30.000 aziende ricorrono al caporalato, circa il 25% del totale delle aziende che impiegano manodopera dipendente.

Sul fronte politico il dibattito in merito alle possibili soluzioni da attuare è infuocato. Per la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, “nessuno deve pensare di rimettere mano alla legge sul caporalato”, e tanto meno a reintrodurre i voucher, come annunciato dalla Lega. Camusso “promette una nuova battaglia per la loro abrogazione”.

Per il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, “se il tema è introdurli per specifiche mansioni e per fronteggiare determinati periodi dell’anno, noi ci siamo. Se invece qualcuno vuole introdurli per sfruttare la gente, noi alzeremo un muro in cemento armato”. Per questo invita la Coldiretti a sedersi ad un tavolo per “scrivere la norma insieme”.

Maurizio Martina, segretario del Pd e primo firmatario della legge 199/2016, non nasconde i suoi timori e lancia un appello: “Invito il governo a non fare passi indietro. Sono preoccupato perché troppe volte questo governo e alcuni suoi esponenti giocano su una propaganda che non corrisponde ai bisogni del Paese”.

(Di Alessandro Danese/ANSA)