Francia campione si inchina a Deschamps, “l’italiano”

Didier Deschamps bacia la Coppa circondato dai suoi giocatori.
Didier Deschamps bacia la Coppa circondato dai suoi giocatori. (ANSA)

ROMA. – Adesso non c’è più l’ombra di Zidane che incombe. Didier Deschamps si è preso definitivamente la Francia, l’ha portata alla sua seconda finale consecutiva, dopo quella di Euro 2016, con la differenza che questa volta è finita in trionfo. Quindi niente più discorsi su Zizou, fresco di divorzio dal Real Madrid, come possibile successore, e via libera alla felicità e i salti di gioia del tecnico. Il quale, vivendo da giocatore e poi da allenatore in Italia, in casa Juve, ha imparato bene la lezione del pragmatismo e di un certo tipo di calcio.

Infatti la Francia in Russia ha vinto (sei partite su sette) soffrendo, facendo gruppo e badando alla sostanza, come successe nel 2006 all’Italia di Lippi e anche a quella di Bearzot. Niente calcio-champagne, solo tanta concretezza e la capacità di sfruttare al meglio le occasioni, un po’ come Deschamps aveva fatto anche con il Monaco, la squadra del Principato che, contro ogni pronostico, portò a un’altra finale, quella di Champions del 2004 persa contro il Porto di Mourinho.

Così, venti anni dopo, ‘Didì la chance’ – vero protagonista della cavalcata Bleu prima di Mbappè o di quel Griezmann che ora la Francia vuole sospingere fino al pallone d’oro – è salito di nuovo sul tetto del mondo, questa volta come allenatore dopo averlo fatto da giocatore (e capitano) di quella Francia che vinse in casa.

Solo Zagallo e Beckenbauer prima di lui ci erano riusciti, ma il trionfatore di ieri ha scelto un profilo basso dicendo che “sul campo, da calciatori, loro erano più bravi di me. Ma ora è bellissimo essere assieme a loro”. La versione 2018 dei Bleus è meno spettacolare, con tanta difesa, corsa e contropiede.

Ma la Francia di Griezmann, Pogba e Mbappé (che in risposta, e in omaggio, a Pelé ha twittato “O Rei rimane O Rei”) a Mosca non ha primeggiato soltanto sul campo. E’ stata anche la nazionale più giovane, con l’età media più bassa, di 25.8 anni e quindi in grado di durare nel tempo, sotto la guida del suo riconfermatissimo condottiero. Qualcuno già fa i calcoli: nel 2022, quando si giocherà il ‘Mondiale d’inverno’ in Qatar, Mbappè avrà solo 23 anni, Pogba 29, Pavard 26 e intanto è campione del mondo già adesso dopo aver esordito in nazionale a novembre dell’anno scorso.

E Lucas Hernandez? Anche lui in Qatar avrà 26 anni, ieri invece ha alzato la Coppa dopo che con i Bleus aveva giocato per la prima volta nei test amichevoli del marzo scorso. Anche Griezmann avrà da poco superato i 30, e nel frattempo magari avrà vinto il Pallone d’Oro. La gioventù è l’immagine icona di questo gruppo multietnico (“la diversità è la nostra forza”, ha ricordato proprio Griezmann dopo il trionfo) e Deschamps ha fatto un prodigio assemblandolo come meglio non avrebbe potuto.

E permettendosi il lusso di lasciare a casa, fra infortuni e scelte tecniche, gente del calibro di Rabiot, Benzema, Lacazette, Lenglet, Laporte, Martial, Koscielny e Payet. Gli ultimi due se non si fossero fatti male sarebbero stati fra i 23 per la Russia, e non a caso per ripagarli della sfortuna avuta il Presidente Emmanuel Macron li ha portati con sé a Mosca. Torneranno nel gruppo fra qualche mese, magari per inseguire nuovi trionfi che sembrano alla portata di questa Francia così ben guidata e per questo, in Russia, meritatamente sul gradino più alto del podio.

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