M5S frena su legittima difesa. Lega insiste: “E’ priorità”

Salvini imbracciando un fucile da caccia
Salvini nega dissapori

ROMA. – Per la Lega resta una “priorità” del governo. Ma per il M5S si tratta di una materia che “va comunque approfondita” e studiata a fondo. L’esame dei disegni di legge sulla legittima difesa prende il via in commissione Giustizia del Senato, ma registra sensibilità diverse nel governo e incassa la protesta dell’Anm con il presidente Francesco Minisci che definisce la normativa sulla legittima difesa “già ben regolamentata”.

I 5 Stelle sono più cauti nell’affrontare la materia perché, come spiegano il Guardasigilli Alfonso Bonafede e il senatore Francesco Urraro, nessuno vuole “la liberalizzazione delle armi” e trattandosi di questioni “delicate” si necessita “di tutti gli approfondimenti del caso”. I leghisti, invece, insistono e parlano, come fa il sottosegretario Jacopo Morrone, di “una priorità” che il governo vuole veder votata a “breve”.

E’ vero che il ministro dell’Interno Matteo Salvini minimizza escludendo che ci siano divisioni nell’esecutivo sul punto. E che lo stesso Bonfade sottolinea come sulla questione “il governo sia compatto”. Ma la dichiarazione del premier Conte secondo la quale “il governo è consapevole che sul piano applicativo giurisprudenziale della legittima difesa si siano create delle incertezze che vanno risolte”, fa capire che i tempi per un’approvazione della riforma non saranno poi così rapidi.

E in questo senso vanno “letti” anche i lavori della commissione: nell’ufficio di presidenza fissato per domani i gruppi devono ancora indicare i nomi degli esperti che vogliono ascoltare e lo stesso presidente Andrea Ostellari, raccontano alcuni commissari, “avrebbe fatto capire che all’esame vero e proprio del testo non si arriverà prima di settembre”.

Le audizioni infatti non dovrebbero essere poche e i 6 disegni di legge (3 di FI, 1 di FDI, uno di iniziativa popolare e uno della Lega) presentati sino ad ora dovranno essere ridotti da Ostellari ad un solo testo unificato. Lega e 5 Stelle, intanto, insistono su un punto e cioè che il governo, come sottolineano Bonafede, ma anche Molteni e Salvini, non vuole arrivare affatto alla “liberalizzazione delle armi”, né “al far west”.

“Il modello americano”, assicura il ministro dell’Interno accusato nei giorni scorsi di avere stretto accordi con la “lobby delle armi”, “è l’ultimo che ho in testa”. Ma se prima dell’estate non si dovesse arrivare a un voto in commissione, è anche vero che, essendoci un disegno di legge di iniziativa popolare, la sua calendarizzazione dovrà avvenire entro 3 mesi, così come prevede il nuovo Regolamento di Palazzo Madama.

In ogni caso, sottolinea Bonafede, “si dovrà intervenire” per “eliminare le zone d’ombra che attualmente rendono quantomeno accidentato il percorso attraverso cui un cittadino, che si sia legittimamente difeso da un’aggressione ingiusta possa provare la propria innocenza”. Ma quello in commissione, ribadisce Urraro, “sarà un lavoro scrupoloso, di sintesi e ragionato nel solco delle garanzie Costituzionali, senza muoversi sull’onda emotiva”.

FdI, intanto, incalza e propone un suo testo dicendo con Ignazio La Russa che la “difesa è sempre legittima”, mentre il Pd con Maurizio Martina teme che si arrivi al far west con “più armi per tutti”. FI con Fiammetta Modena accusa, invece, M5S e Lega di usare “due pesi e due misure nell’uso della prudenza e del rispetto di quella che definiscono volontà popolare”.

(di Anna Laura Bussa/ANSA)