Misure a rischio varo, arriva il Milleproroghe estivo

La facciata di Montecitorio, sede del Parlamento italiano.
La facciata di Montecitorio, sede del Parlamento italiano.

ROMA. – A cinquanta giorni dal suo insediamento il governo è alle prese con scadenze e rinvii di norme approvate nel corso della passata Legislatura: su alcuni dossier, come intercettazioni e banche di credito cooperativo, l’intenzione è di cambiare la direzione di marcia ma avendo poco tempo a disposizione l’Esecutivo gialloverde sceglie di affidarsi al cosiddetto ‘Milleproroghe’.

Si tratta di un provvedimento che in genere arriva a fine anno ma questa volta il Consiglio dei ministri, la prossima settimana, ne varerà una versione estiva e light, che conterrà solo il rinvio di quelle leggi che altrimenti sarebbero entrate in vigore durante le vacanze. Ci sarà poi il secondo tempo, con il più classico decreto legge invernale.

Una strategia che viene però criticata dal Pd e in particolare dall’ex premier Paolo Gentiloni: si tratta, scrive su twitter, di una scelta dovuta “ai ritardi, ai dissensi sulle nomine, ai rinvii accumulati. Arriva il cambiamento, almeno di stagione. Sarà tre volte Natale?”, chiosa citando Dalla.

Il censimento di quali misure inserire nel provvedimento, che già il prossimo lunedì potrebbe essere esaminato in Consiglio dei ministri, non è ancora completo. Sul tavolo, come ha confermato anche in Aula la viceministra al Tesoro Laura Castelli, ci sono misure relative al terremoto e che non hanno trovato posto nel decreto che sta per essere approvato definitivamente dal Parlamento; tra gli altri temi che saranno toccati ci sarà sicuramente quello sugli ascolti.

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha annunciato di essere pronto a rimettere mano alla riforma targata Orlando e la cui entrata in vigore è imminente. Per poter però costruire un impianto efficace e alternativo occorre però qualche mese e così l’ipotesi più accreditata è che si arrivi a congelare il pacchetto fino ai primi di gennaio 2019.

Altro tavolo aperto, quello della riforma del governo Renzi sulle banche di credito cooperativo: l’obiettivo del governo potrebbe essere quello di allungare il termine massimo di adesione (attualmente fissato dalla legge a 90 giorni) al gruppo unico. “Va fatta una proroga dei termini – ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro – per poi rivedere quanto fatto fino adesso” ma il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha escluso una “moratoria generalizzata” appoggiando invece la possibilità di “ritocchi” in tema di governance (requisiti professionali che si richiedono alle piccole e i patti di coesione fra la holding e le banche).

Si tratterebbe quindi di interventi ‘minimali’ che non azzererebbero il complesso iter della riforma, in marcia da due anni, e le autorizzazioni della vigilanza. Inoltre, si darebbe più tempo alle Bcc in difficoltà (sono diverse decine) di raggrupparsi grazie all’aiuto del fondo di settore e avere una rappresentanza nei gruppi. Si tratta di una serie di interventi che possono essere attuati sfruttando decreti ministeriali, e dunque con uno strumento veloce, oppure anche con una legge ma in questo caso i tempi si allungherebbero.

(di Chiara Scalise/ANSA)

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